Non c’è più alcuna fretta, dopo il crack delle alleanze del Pd. E neppure il bisogno di mostrarla. Da ora allo scioglimento delle camere, a parte l’ultimo sì alla legge di Bilancio, solo due provvedimenti sono d’obbligo, per il Senato: il biotestamento, che si prende tutta la prossima settimana, e il nuovo regolamento.

Non solo lo Ius soli, quindi, ma pure la lista di leggi messe nel calendario dei lavori d’Aula ha esaurito la sua funzione e può andare in soffitta. Perciò su una materia delicata come il biotestamento, anche se gli argomenti usati sono triti e ritriti almeno dal 2010, vale la pena evitare ulteriori forzature. Tanto più se neppure la Lega, i centristi di Ap o le destre ultracattoliche hanno mostrato troppa grinta ostruzionistica: non che si ci aspettasse i discorsi fiume alla Pannella, ma comunque nella sola giornata di ieri, complici i senatori favorevoli che hanno rinunciato al proprio intervento in Aula, si è esaurita la discussione generale sul testo.

In questo quadro, la conferenza dei capigruppo convocata ieri pomeriggio e che ha concluso la giornata di lavori parlamentari, ha deciso di porre un solo limite, una data certa di votazione: giovedì prossimo, il 14 dicembre, sono previste le dichiarazioni e il voto finale. Il testo tornerà all’esame dell’Aula martedì 12 (oggi lavorano solo le commissioni mentre il 13 dicembre è giornata dedicata alle comunicazioni del premier Paolo Gentiloni in vista del Consiglio europeo).

Così, una volta concluso l’iter delle Disposizioni anticipate di trattamento, ai senatori rimane una giornata di lavori (lunedì 18 dicembre) da dedicare al ddl sugli orfani di crimini domestici e alla protezione dei testimoni di giustizia, prima della riforma del regolamento (il 19 e il 20) e della legge di Bilancio (dal 21). Il brindisi di fine anno (e fine legislatura) è previsto per il 23 dicembre.

Dunque nessun contingentamento dei tempi è sembrato al momento necessario alla conferenza dei capigruppo, anche perché tra inammissibilità e ripetizioni si prevede di ridurre fortemente il numero degli emendamenti – oltre 3 mila – presentati soprattutto dalla Lega (1280) e da Alternativa popolare (1527). Il gruppo che fa capo ad Angelino Alfano (che ieri, dal salotto di Porta a Porta, ha annunciato l’intenzione di non ricandidarsi) ha assicurato di voler ridurre i propri emendamenti «a circa 400, di cui 92 di merito». «Siamo contrari all’eutanasia, ma a favore di una valutazione nel merito di questa legge – ha spiegato il ministro degli Esteri a Bruno Vespa – Ci riuniremo nei prossimi gironi perché il tema della libertà di coscienza è fondamentale».

Naturalmente nella programmazione voluta dai dem non sono ammesse modifiche alle Dat, perché i tempi per una nuova spola Camera-Senato non ci sono. E il Pd è talmente convinto di portare a casa la legge il cui testo è stato trascinato in un iter di quasi due anni (cominciato alla Camera l’11 febbraio 2016), che in commissione Affari sociali della Camera ha appoggiato un emendamento alla legge di Bilancio presentato da Democrazia solidale-Centro democratico che prevede il finanziamento di 5 milioni di euro per il registro dei testamenti biologici. Naturalmente le opposizioni hanno gridato allo scandalo perché, ancora prima della conclusione dell’iter al Senato, la correzione prevede che entro 180 giorni dall’entrata in vigore della manovra il ministero della Salute debba definire, in accordo con la Conferenza Stato-Regioni e sentito il parere del garante della privacy, le modalità di registrazione delle Dat nella banca dati nazionale.

Al momento, comunque, come ha reso noto ieri l’Associazione Luca Coscioni presso la quale sono depositati oltre 8 mila Dat, «ben 187 Comuni hanno attivato il registro relativo al testamento biologico», soprattutto «in Emilia-Romagna (40), Toscana (30) e Lombardia (17)». «Un servizio in grado così di raggiungere un bacino di 11,5 milioni di cittadini italiani».