Mentre la sua amministrazione continua il faticoso lavoro di coordinamento con il Congresso, il presidente Biden ha firmato fino ad ora 42 decreti legge, divisi fra ambiente, Covid, etica, uguaglianza, immigrazione, economia, censimento, regolamentazioni e salute.

La parte riguardante gli ordini esecutivi incentrati «sull’avanzamento dell’equità razziale e sul sostegno alle comunità svantaggiate attraverso il governo federale» non solo cancella le leggi introdotte da Trump, ma ordina alle agenzie di rivedere le loro azioni per garantire l’equità razziale, include un memorandum che condanna e lotta contro il razzismo, la xenofobia e ogni tipo di discriminazione sulla base dell’identità di genere o dell’orientamento sessuale.

Un ordine esecutivo riguarda direttamente la cancellazione delle prigioni private, e un altro decreto ordina al Dipartimento per l’edilizia abitativa e lo sviluppo urbano di rivedere le azioni normative dell’amministrazione Trump per i loro effetti sull’edilizia popolare, una delle cause del razzismo sistemico che contribuisce alla discriminazione razziale.

Sul fronte giudiziario, invece, i pubblici ministeri federali che indagano sulla rivolta al Campidoglio del 6 gennaio, hanno annunciato le prime accuse di cospirazione contro il gruppo nazionalista di estrema destra dei Proud Boys, accusando due membri di avere agito per ostacolare la certificazione delle elezioni presidenziali.

I pubblici ministeri hanno citato i video di sorveglianza e quelli postati sui social media, che riguardano Dominic Pezzola, 43 anni, di Rochester, NY, e William Pepe, 31 anni, di Beacon, NY. I pubblici ministeri hanno detto che gli uomini hanno cospirato per ostacolare e impedire alla polizia di proteggere il Congresso, «guidando i rivoltosi all’interno del Campidoglio, agendo con violenza dopo aver rubato lo scudo antisommossa» di un agente.

«Pezzola e Pepe non sono stati i soli – ha scritto l’assistente procuratore Erik Kenerson – ma le azioni degli imputati mostrano pianificazione, determinazione e coordinamento».

In queste frasi si può rintracciare la linea di demarcazione che si sta operando, indirizzata a dividere il gruppo di esaltati che si è lanciato nell’assalto, e chi, invece, l’ha pianificato, premeditato e coordinato, grazie anche a una preparazione di tipo paramilitare.