Joe Biden non parteciperà alla Cop28, la prossima riunione sul cambiamento climatico che i leader mondiali terranno a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. La Casa bianca ha ufficializzato la notizia ieri dopo che il New York Times aveva pubblicato per primo tale indiscrezione. Secondo l’agenzia Reuters, che aveva già ipotizzato la mancata partecipazione di Biden alla Cop28, il presidente «è impegnato a bilanciare le esigenze di una guerra in Medio Oriente e di una campagna presidenziale che dovrebbe intensificarsi a gennaio». In precedenza, il leader democratico aveva partecipato a entrambi i vertici della Cop dal suo insediamento a Washington, nel 2021.

QUEST’ANNO la sua defezione appare più significativa, soprattutto in vista delle indiscrezioni secondo le quali decine di paesi intendono spingere per il primo accordo mondiale per l’eliminazione graduale di carbone, petrolio e gas che emettono anidride carbonica.
Ma a soli due giorni dalla kermesse, la diserzione del presidente statunitense non è l’unica tegola negativa per il tanto atteso convegno internazionale sul clima. Secondo la Bbc, infatti, si preannuncia un caso eclatante di conflitto di interessi tra la presidenza della Conferenza delle Nazioni unite sul clima (Cop) e gli obiettivi dell’incontro.

IL CAPO DESIGNATO della Conferenza di Dubai, Sultan al Jaber, è infatti anche al vertice della Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc), un’azienda petrolifera statale degli Emirati Arabi Uniti. La Bbc, che cita documenti raccolti dai giornalisti del Centre for Climate Reporting (Ccr), sostiene che Al Jaber avrebbe approfittato della sua posizione per negoziare accordi in materia di combustibili fossili. Alle riunioni commerciali avrebbero partecipato i rappresentanti di almeno 27 governi e, nello specifico, l’Adnoc avrebbe proposto alla Cina di «collaborare a progetti congiunti nel settore del gas naturale liquefatto in Mozambico, Canada e Australia». L’emittente di sua maestà sostiene che i documenti disponibili sugli abusi di posizione di potere da parte di Al Jaber sono raccolti in 150 pagine di documenti riservati, preparati dal comitato organizzatore della Cop28 in funzione di diverse riunioni con lo stesso presidente tra luglio e ottobre del 2023.

Uno dei portavoce della presidenza della Cop28, ha subito replicato che «i documenti riportati nell’articolo della Bbc sono inesatti e non sono stati usati nelle riunioni preparatorie della conferenza», aggiungendo anche che «usare documenti non verificati non è degno della Bbc». Ma il Ccr ha rispedito le accuse al mittente, dichiarando di aver verificato l’autenticità dei documenti, che sono stati «ottenuti da un informatore che ha chiesto di restare anonimo per evitare rappresaglie».

IL FATTO è che, stando a quanto hanno dichiarato la Bbc e il Ccr, il comitato organizzatore della Cop28 non ha smentito che nelle riunioni preparatorie siano state condotte trattative commerciali. Inoltre, più di 12 governi contattati dagli autori dell’inchiesta non hanno voluto fornire chiarimenti, mentre altri hanno negato categoricamente la partecipazione a tali riunioni con Al Jaber, nonostante il loro nome figurasse chiaramente negli ordini del giorno delle riunioni. Un terzo gruppo di stati, il meno numeroso, ha negato di aver preso parte a qualsiasi tipo di riunione.
«La Cop28 dovrebbe occuparsi della riduzione delle emissioni di gas serra e non della firma di accordi nel settore dei combustibili fossili, che oltretutto aggraverebbero la crisi climatica» ha dichiarato Kaisa Kosonen di Greenpeace.