«Non escludo nuove elezioni». Così ha detto ieri Andrea Nahles, neo-segretaria Spd, al termine dell’infruttuoso vertice straordinario della Grande coalizione nella sede della cancelleria federale. All’ordine del giorno, i respingimenti dei profughi al confine previsti nel masterplan del ministro dell’Interno Horst Seehofer, che rischia di sfasciare il governo Merkel così come l’Unione europea. «Nessuno di noi si aspettava un accordo ma ora la situazione è grave», ammette Volker Kauder, capogruppo Cdu al Bundestag, con un occhio sulla clessidra che scandisce il tempo dell’ultimatum dato a Merkel dai cristianosociali.

Mancano solo poche ore al Consiglio Ue che oggi e domani dovrebbe partorire la «soluzione europea» inseguita dalla cancelliera; mentre corre, parallelo, il conto alla rovescia delle elezioni regionali in Baviera fissate per il 14 ottobre. La Csu, al minimo storico del consenso, tenta con ogni mezzo di asciugare l’onda fascio-populista di Alternative für Deutschland che in Baviera gode dell’appoggio di ben il 14% dei cittadini.

È il vero motivo per cui Seehofer ieri ha vietato alla Germania di sottoscrivere l’accordo europeo per la distribuzione dei 230 profughi imbarcati sulla Lifeline, come rivelato dal portavoce della ong tedesca, Axel Steier, secondo cui «Seehofer è il Salvini tedesco».

Intanto, però, nella Bundesrepublik cresce la resistenza istituzionale. Già 4 Land su 16 sarebbero disponibili ad accogliere i rifugiati della Lifeline. In prima linea, Berlino, governata da Spd, Grünen e dalla Linke, che qui ha sfondato gli indici di gradimento diventando il primo partito nei sondaggi. La Città-Stato «vuole trasformarsi in un porto» dell’accoglienza (titolava ieri il quotidiano Taz), ma aprono la porta anche il Brandeburgo, la Bassa Sassonia e perfino lo Schleswig-Holstein.

Municipi resistenti in nome della solidarietà quanto del federalismo. «Il governo Merkel fermi la catastrofe umanitaria» scandisce il sindaco Spd di Berlino, Michael Müller, mentre il premier socialista del Brandeburgo, Dietmar Woidke, fa sapere: «Abbiamo capacità e possibilità di accogliere, ma Seehofer crei le condizioni legali». Chiaro il riferimento alla competenza del ministro Csu: in base alla legge sulla residenza potrebbe dare luce verde all’ingresso dei profughi in Germania «per motivi umanitari».

Coincide con quanto sottolineato da Hans-Joachim Grote, ministro dell’Interno dello Schleswig-Holstein, che a Kiel rappresenta la stessa Union di Seehofer: «Daremo il nostro contributo appena il ministro ci darà il via libera, perché da soli non possiamo fare nulla. La soluzione prospettata sul caso Lifeline dimostra, ancora una volta, quanto sia fondamentale la cooperazione europea». Sullo stesso solco Stephan Weil, premier Spd della Bassa Sassonia: «Accettiamo di prendere un numero limitato di passeggeri della nave-soccorso».

Uno scoglio sulla rotta di Seehofer, ma anche la secca dove si è arenata la Spd, alleata dei democristiani nel governo federale. Il Municipio di Berlino è sempre più rosso, il consenso ai comunisti ora è davvero di massa. Ventidue mesi dopo le elezioni locali, la Linke «di governo» è il primo partito di Berlino con il record di popolarità degli ultimi 18 anni. Gode del favore del 6% in più di quanti l’avevano votata nel 2016 e ha clamorosamente sorpassato la Spd.

Una notizia fuori dal cerchio dei riflettori mediatici, eppure più che sintomatica del buongoverno comunista che ha invertito i poli del potere. Oggi a Berlino è la Linke a valere il 22% (era 15,6% nel 2016) e la Spd appena il 18 (dal 21,6). Lo certificano le rilevazioni “Forsa” e “Infratest” di inizio mese che riferiscono come negli ultimi 12 mesi la Linke sia cresciuta di tre punti: il livello più alto nella storia del sondaggio «midterm» che testa i partiti a metà legislatura.

Un argine invalicabile per Afd – che anche qui si è gonfiata ma solo dell’1% in un anno – e un vero e proprio muro davanti alla Cdu in versione opposizione che perde il 2%, quanto per i liberali, arretrati di un punto. Ma non è solo demoscopia: gli iscritti alla Linke di Berlino hanno superato quota 8.000. A gennaio si sono festeggiati i mille nuovi iscritti del 2017.