Dal 18 luglio saranno operativi voli diretti tra Teheran e Caracas. L’idea è «sviluppare il turismo tra i due paesi, affinché i turisti iraniani possano godere delle bellezze dei Caraibi, delle Ande e dell’Amazzonia». Così ha detto ieri il presidente venezuelano Nicolas Maduro in visita a Teheran dove è arrivato dopo essere stato in Turchia e Algeria. Con il suo corrispettivo Ebrahim Raisi, Maduro ha firmato un accordo di cooperazione che varrà per i prossimi vent’anni. Iran e Venezuela sono rispettivamente il primo e il quarto detentore di riserve accertate di petrolio al mondo. Entrambe le nazioni sono sotto embargo, attraversano un periodo di recessione, registrano inflazione a due cifre, le proteste per il carovita hanno in qualche misura delegittimato i governi.

LA COSIDDETTA economia della resistenza non sempre è la risposta alle difficoltà, soprattutto nel caso del Venezuela dove le sanzioni hanno colpito laddove la malagestione della cosa pubblica da parte di Chavez e poi Maduro aveva già fatto danni. A spingere i due paesi l’uno nelle braccia dell’altro sono le sanzioni statunitensi che finora non hanno innescato un cambio di regime né a Teheran né a Caracas. In Iran, la strategia statunitense della massima pressione ha indebolito ma non distrutto l’economia. Il sottosuolo è ricco di petrolio e gas, ma gli idrocarburi incidono meno del 10 percento sul Pil e quindi l’economia non dipende dall’oro nero. Inoltre, con la drammatica svalutazione del rial, i prodotti iraniani sono diventati più competitivi sui mercati internazionali.

L’ACCORDO SIGLATO IERI indica «la determinazione delle autorità dei due paesi a rafforzare i legami in campi diversi», ha affermato Raisi. I rapporti bilaterali erano già ottimi al tempo del leader socialista Hugo Chavez (1999-2013) e ora si rafforzano con il suo successore Maduro. A parte l’accordo strategico globale di vent’anni, i cui dettagli non sono stati ancora divulgati, Iran e Venezuela hanno firmato documenti sulla cooperazione politica, economica, petrolifera e nel settore petrolchimico. «Teheran ha rafforzato negli ultimi anni la cooperazione con Caracas nei settori della difesa, militare, energia, revisione e riparazione di centrali termiche delle raffinerie, servizi tecnici e ingegneristici e dell’economia», ha dichiarato Raisi.

DA QUALCHE ANNO la collaborazione tra Caracas e Teheran è evidente, in vari settori. A cominciare dal settore idrocarburi. Nel 2020 il Venezuela aveva ricevuto dall’Iran due carichi di carburante e suoi derivati. A maggio di quell’anno, il presidente Maduro aveva preso a pretesto l’acquisto di benzina dall’Iran per limitare la quantità di carburante venduta sul mercato interno a prezzo sussidiato, e vendere le successive quantità al prezzo dei mercati internazionali. Così come già avevano deciso le autorità iraniane nel novembre 2019, una decisione che nella Repubblica islamica aveva dato avvio a una serie di proteste in un centinaio di centri urbani.

SEMPRE NELL’AMBITO di una collaborazione ormai di lunga data, nel palazzo presidenziale di Raisi i due capi di stato hanno assistito alla messa a mare in Venezuela di una petroliera fabbricata in Iran: si tratta della seconda consegna di un ordine di quattro esemplari. La collaborazione è attiva anche nell’alimentare, tant’è che in un quartiere orientale di Caracas un enorme supermercato vende prodotti provenienti dalla Repubblica islamica. Ora, a produrre derrate alimentari da esportare in Iran sarà il Venezuela, che contribuisce così a sostituire le forniture precedentemente provenienti da Ucraina e Russia. In ogni caso, a Teheran i generi alimentari sono alle stelle perché a pagare il prezzo delle sanzioni è la popolazione, che non perde occasione per protestare: gli insegnanti per gli stipendi bassi e le condizioni precarie, i pensionati per il carovita. Di certo non saranno loro, insegnanti e pensionati, a comprare i biglietti aerei per Caracas.