Il ballottaggio per il Campidoglio? Una sfida evidentemente talmente impegnativa per il candidato del Pd, che Roberto Giachetti prova la carta «core de Roma», un po’ come Giorgia Meloni che in campagna elettorale aveva accentuato il suo accento romanesco. «Il ballottaggio a Roma sarà un referendum sulle Olimpiadi – lancia la palla, Giachetti, dalla Tv del Corriere live – Raggi ha detto che sarebbe criminale farle, mentre per me criminale sarebbe rinunciare a questa grande opportunità per Roma. Vedremo cosa pensano i romani».

È forse l’unico jolly per l’uomo di Renzi, il radicale che si è schierato contro la consultazione popolare promossa da Radicali italiani e dalla lista che lo appoggia in questa tornata elettorale. E il gioco è promettente, soprattutto se l’assist glielo offre il Capitano in persona, mobilitato per l’occasione da Luca di Montezemolo e Giovanni Malagò. «Da romano e romanista io sarò sempre orgogliosamente a favore delle Olimpiadi a Roma», è l’endorsement di Francesco Totti affidato ad un video spot con immancabili bambini e spogliatoio, e sparato sul profilo twitter del comitato promotore di Roma 2024.

«Avere una visione lungimirante per il futuro di Roma significa perseguire obiettivi importanti, tra questi c’è sicuramente la candidatura alle Olimpiadi. Dare ai nostri figli la speranza di rinascita è un dovere di tutti quelli che ci governano e ci governeranno», dice il numero 10 giallorosso, e non occorre che aggiunga altro. Virginia Raggi d’altronde si era già accapigliata una settimana fa con Malagò, quando la candidata pentastellata aveva esagerato dando del «criminale» a chi, «con il debito che ha la Capitale», pensa a ospitare i Giochi olimpici. E il presidente del Coni se ne era risentito, alzando i toni.

Ora però, il gioco si è fatto davvero duro, con quel 35,25% incassato nell’urna, e se Virginia Raggi dovesse diventare sindaca, si potrebbe dire addio al sogno olimpico già a ottobre prossimo, quando l’amministrazione comunale sarà chiamata a fornire ulteriori garanzie al Cio, pena l’esclusione dalla rosa delle città candidate. Un disastro, per i tanti interessi in gioco (leciti, ovviamente) al punto che ieri è già partito il tam tam. Mobilitazione generale, e non solo Totti: Matteo Renzi infatti twitta subito anche un video in cui la schermitrice Beatrice Vio si entusiasma con un «Roma merita le Olimpiadi, sono già gasata».

Contemporaneamente però il Comitato olimpico prepara anche il piano B. «L’unica strada per evitare di buttare tutto all’aria», come scriveva ieri la Gazzetta dello Sport, potrebbe essere proprio un ripensamento su quel referendum finora tanto osteggiato dal Coni (che ha tentato di fermare – ed è riuscito a rinviare – l’iter della raccolta firme, che slitta così al mese di agosto, quando la città si svuota), come anche dallo stesso Giachetti.

Anche se ormai i romani potrebbero essere chiamati alla consultazione (il quorum è al 30%, poco sotto la soglia raggiunta nell’ultimo referendum sulle trivelle che si è fermato al 34,8% di votanti) ad aprile 2017, appena qualche mese prima della scadenza fissata a settembre dello stesso anno, quando a Lima il Cio sceglierà se dare la preferenza alla città eterna (indebitata e in contenzioso ancora per i terreni espropriati in occasione delle Olimpiadi 1960) oppure a Parigi, o Los Angeles oppure a Budapest.

Ma a ribellarsi alla sortita del candidato Pd sono per primi i suoi compagni di movimento. Riccardo Magi, segretario di Radicali italiani che ha appena finito di contare le 2606 preferenze incassate come capolista pro Giachetti, tenta di risolvere il conflitto interno suggerendo ai «candidati sindaci, entrambi intenzionati a fare di Roma la capitale della partecipazione e della democrazia diretta, di impegnarsi a sostenere il referendum», unendo gli sforzi per la raccolta firme. È lo strumento migliore, dice, «per prendere una decisione così importante, perché consentirebbe di aprire un dibattito pubblico trasparente, fornendo ai cittadini tutte le informazioni sul progetto proposto dal Coni e chiarendo quali trasformazioni porterebbe alla città, quali costi e quali benefici». I romani lo sanno, sostiene Magi, «e per questo, in base ai sondaggi a nostra disposizione, il 63% già si dichiara favorevole alla consultazione. Mentre attualmente, senza che vi sia stato alcun dibattito serio sul tema, i cittadini sarebbero per metà favorevoli e per metà contrari alla candidatura olimpica».

Non aggiunge – e non è detto che volesse farlo – che se il ballottaggio deve diventare un referendum sulle Olimpiadi, i mal di pancia radicali (ma anche dem) potrebbero diventare, domenica 19 giugno, vere e proprio coliche.