Finale al veleno per il ballottaggio romano fra Virginia Raggi e Roberto Giachetti, nel giorno consacrato al silenzio elettorale da una legge peraltro obsoleta e infatti sistematicamente aggirata. A tenere banco è la vicenda della scorretta dichiarazione della candidata M5S dei due incarichi ricevuti dalla Asl di Civitavecchia fra il 2012 e il 2015 . Notizia pubblicata dal libro I nuovi re di Roma, in edicola con Il Fatto, rilanciata tardivamente dal quotidiano di Travaglio e subito cavalcata dal Pd romano, da Giachetti e anche dall’ex assessore Sabella. Il magistrato, riarruolato nella futura squadra Pd, ha immediatamente parlato di «avviso di garanzia alla Raggi» come «atto dovuto» e di «ipotesi di reato continuato di falso ideologico in atto pubblico».

Ieri su facebook la candidata 5 stelle, forse rendendosi conto di non aver convinto fin lì nelle sue spiegazioni, pubblica un post su facebook, con tanto di foto: «Ecco l’autocertificazione del 2015, nella quale specifico di aver svolto l’incarico, come legale fiduciario, per conto della Asl di Civitavecchia, percependo un acconto di 1.878,69 euro e specificando, tra l’altro, la data di emissione della fattura, vale a dire il 2014. L’autocertificazione è del 2015 perché è nel 2015 che percepisco – come recita l’allegato – il relativo compenso. Per quanto riguarda invece l’incarico del 2012 non ero ancora consigliere e non era previsto alcun albo speciale». Poi aggiunge che così «si chiude una delle campagne più sporche degli ultimi anni. Questi signori mai erano arrivati a tanto», «dobbiamo capire che questo è solo l’inizio».
Dal Pd partono le accuse di violazione del silenzio. Ma è solo l’antipasto. Nel frattempo infatti il sito di Repubblica diffonde la «notizia» di un esposto contro Raggi arrivato in procura da parte di una tal associazione Anlep, secondo alcuni riconducibile a un dirigente del Pd. Il senatore Stefano Esposito twitta soddisfatto: «Raggi mente e procura Roma apre fascicolo. Bugie, promesse irrealizzabili, omertà e tanta tanta arroganza. Questo sono candidati M5S». Ma fino a tarda serata fonti della procura smentiscono sia l’arrivo dell’esposto che l’apertura del fascicolo.

Insomma il confronto politico finisce in un’apoteosi di accuse reciproche e toni da crociata in perfetto stile grillino che ormai hanno contagiato il Pd romano, in un estremo tentativo di recuperare voti dall’astensione di sinistra. Fra i militanti del Pd il passaparola va avanti senza tregua. Sugli smartphone impazza il filmino della dichiarazione di Raggi al confronto di SkyTg24 nel passaggio in cui dice di non aver avuto tempo, da consigliera, di lavorare. «Falso», dice l’sms, nel 2014 ha ottenuto la consulenza e però l’ha dichiarata nel 2015. «Virginia Raggi ha dichiarato il falso al comune di Roma e detto il falso ai romani, altro che onestà onestà onestà. Non votare un sindaco bugiarda», è la conclusione. L’italiano lascia un po’ a desiderare, ma evidentemente per gli autori non c’è tempo da perdere con le concordanze di genere.

Non è finita. Raggi finisce nella bufera anche per la scelta di Andrea Lo Cicero, ex campione di rugby, indicato come assessore allo sport. La rete non perdona, così salta fuori un vecchio articolo di Liberation, anno 2006, che riporta una sua condanna a pagare 150mila euro di danni al Tolosa per aver giocato con la nazionale italiana mentre con il club francese si era dato malato. E ancora: sempre da quel vaso di pandora che è la rete spunta una dichiarazioni politicamente scorrette a proposito delle protezioni per le spalle, parliamo di divise sportive: «Roba da frocetti», dice il campione. Qui a scatenarsi è la comunità lgbt romana. La capolista Pd Paola Concia attacca: «Romani svegliatevi!!!!!!! Che ne farà di noi “frocetti” Lo Cicero se disgraziatamente diventasse assessore?». Lo Cicero non replica, e chissà se ha chiara l’obiezione.

Anche Giachetti non parla, ma i suoi menano come fabbri. Ricambiati: «Per la prima volta chi si è sempre sentito intoccabile si renderà conto di non essere migliore dei cittadini. Capite allora le ragioni del loro costante nervosismo, del loro fango quotidiano verso il M5S» replica Alessandro Di Battista. La temperatura politica della Capitale è alta. Almeno fra quelli che andranno a votare.