Il Parlamento europeo chiede l’eguaglianza nei diritti per le coppie omosessuali in tutti i paesi della Ue. Ieri, un testo (non vincolante) è stato approvato con 387 voti a favore, 161 contro e 123 astensioni (Lega a Fratelli d’Italia hanno votato contro, Forza Italia si è divisa tra le tre possibilità). Per l’Europarlamento non ci deve essere nessuna discriminazione, in nessun paese, nei confronti delle persone Lgbtq+: in particolare, sottolinea il testo, deve essere garantita la libera circolazione e il ricongiungimento famigliare. Questi diritti non sono garantiti in alcuni paesi. In 6 stati i matrimoni o i pacs contratti in un altro paese membro non sono riconosciuti e questo mette delle barriere per esempio al conseguimento di un titolo di soggiorno o per il proseguimento di un contratto d’affitto. In 11 paesi non è riconosciuto il matrimonio omosessuale o una situazione di coppia, quindi non è riconosciuta la filiazione.

Nel testo, gli europarlamentari chiedono alla Ue di agire, in particolare nei confronti dei paesi più avversi, Ungheria, Polonia ma anche Romania. Bucarest non ha trasferito nella legislazione nazionale una decisione della Corte di Giustizia della Ue che garantisce la libera circolazione. In Polonia e in Ungheria la situazione delle persone Lgbtq+ è ancora più grave, con discriminazioni a viso aperto (come le “città senza omosessuali” in Polonia) o leggi specifiche (a giugno c’era stata una forte reazione alla nuova legislazione di Budapest che fa un parallelo tra omosessualità, pornografia e pedofilia, c’era stata una presa di posizione di 17 capi di stato e di governo, che hanno espresso «profonda inquietudine» e chiesto «rispetto e tolleranza»).

A giugno, il primo ministro olandese, Mark Rutte, aveva detto: «L’Ungheria non ha più nulla a che fare nella Ue», ma i Trattati non prevedono l’esclusione di uno stato. La Commissione può però agire sulla distribuzione dei fondi, aprendo una procedura di infrazione contro Polonia e Ungheria. La tensione tra Bruxelles e questi due paesi dell’est è molto forte, le sovvenzioni del piano di rilancio NextGenerationEu, il cui versamento è già iniziato per tutti gli stati membri, sono ancora bloccate per Varsavia e Budapest (che ne hanno particolarmente bisogno), a causa della «condizionalità» del Recovery al rispetto dello stato di diritto. Oggi, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, presenta di fronte all’europarlamento la situazione della Ue con il discorso annuale sullo «stato dell’Unione».