«Per la seconda dose somministrate un vaccino diverso da AstraZeneca». Così la «bozza di decisione» pubblicata ieri dalla Commissione permanente sui vaccini (Stiko), immediatamente recepita dal governo Merkel che mercoledì prossimo la sottoporrà al vaglio dei 16 ministri della Sanità regionali. In buona sostanza, gli under 60 a cui è già stata inoculata la prima dose del farmaco anglo-svedese «dovranno essere immunizzati con un vaccino del tipo mRna dodici settimane dopo la prima dose». Potranno dunque scegliere se continuare con le fiale di Pfizer-Biontech oppure di Moderna.

«L’indicazione della Stiko fa chiarezza sui 2,2 milioni di cittadini sotto i 60 anni che nelle ultime settimane hanno ricevuto la prima dose di Astrazeneca. La Commissione ha stabilito che potranno ottenere la seconda dose di un altro produttore oppure decidere di avvalersi ancora di AstraZeneca, ma solamente dopo un’accurata valutazione medica dei rischi collaterali individuali» chiarisce il ministro della Sanità, Jens Spahn.

La settimana dopo lo stop al farmaco per gli under 60 (imposto a seguito dei 31 casi di trombosi cerebrale registrati in Germania, di cui 9 letali) la Stiko risolve l’incognita della seconda dose.

Mentre ieri un altro stop per il farmaco AstraZeneca agli gli under 60 è arrivato dall’Olanda, almeno fino a mercoledì, quando l’agenzia europea per il farmaco (Ema) si pronuncerà nuovamente.

Secondo l’istituto tedesco Robert Koch a oggi sono 2,85 milioni i cittadini a cui è stata somministrata la prima dose del vaccino di Oxford, ma solo 2.000 circa hanno completato il ciclo con la seconda.

Da qui la soluzione della Commissione per risolvere il problema contingente, mentre il ministro Spahn pensa al futuro lanciando un chiaro avvertimento a Bruxelles. «Poiché non ci sono garanzie che alla fine di questa estate non saranno necessarie ulteriori somministrazioni la Germania deve essere pronta ad agire in modo indipendente». In particolare il ministro Cdu considera «vitali» le forniture per il 2022: «Dobbiamo assicurarci prima possibile la produzione per la terza e quarta iniezione dei farmaci anti-Covid. Per adesso non sappiamo ancora quanto durerà la protezione: gli studi clinici certificano che nessuno è stato immunizzato per più di dodici mesi, quindi non possiamo escludere di dovere ripetere da capo il ciclo-vaccinazioni. Per questo serve subito la certezza di avere le dosi necessarie a livello dell’Unione europea. Tuttavia, se a Bruxelles non riterranno la misura urgente, allora procederemo a livello nazionale».