Europa

Asilo-immigrazione: una legge repressiva

Francia Una settimana di dibattito parlamentare. La maggioranza En Marche divisa. Rese più difficili le condizioni per ottenere l'asilo. facilitate le espulsioni. Proteste di associazioni e operatori che si occupano di rifugiati. Nel 2017, 262mila nuovi permessi di soggiorno.

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 17 aprile 2018

Non ci sono soltanto gli scioperi (Sncf, Air France, prossimamente funzione pubblica) e la contestazione in piazza (università, Notre-Dame-des-Landes). Da ieri, lo scontro è esploso alla luce del sole nella maggioranza En Marche. E’ iniziato il dibattito parlamentare sui 41 articoli della legge asilo-immigrazione, del ministro degli Interni, Gérard Collomb (ex Ps), la sedicesima su questo tema dall’80. Sono stati presentati più di mille emendamenti (1110), una parte (200) da deputati En Marche. In commissione, Collomb ha accettato solo delle modifiche ai margini del suo testo, che stando alla tabella di marcia dovrebbe venire votato tra venerdi’ e sabato prossimi. Per Collomb, il testo è “equilibrato”. Per la destra è “troppo debole”. Per la sinistra, “una vergogna”. A protestare sono anche le organizzazioni che si occupano di immigrati e di richiedenti asilo, avvocati, magistrati e strutture francesi e europee predisposte all’accoglienza e alla tutela dei diritti.

Il governo cerca l’equilibrio dell’ “en même temps”: fermezza e umanità. Sostiene che questa è la sola strada per “salvare il diritto d’asilo”, che è un diritto costituzionale, di fronte all’emergenza immigrazione, che rischia di travolgere tutto. Ma il testo annuncia una svolta repressiva, che avrà come effetto di limitare l’arrivo di rifugiati in Francia. Nel 2017, ci sono state 100.755 domande di asilo, 262mila persone hanno ottenuto un primo permesso di soggiorno in Francia. Ci sono stati 85.408 rifiuti di entrare sul territorio, 6596 “dublinati” sono stati rinviati nel primo paese Ue di arrivo. 46mila persone sono state rinchiuse nei centri di ritenzione temporanea, in attesa dell’espulsione. Nei fatti, le espulsioni sono poche in Francia (13,49%, contro una media del 45,8% nella Ue). L’opinione pubblica si chiude sempre più (Macron ha vinto contro Marine Le Pen del Fronte nazionale): il 57% pensa che la politica di immigrazione sia troppo lassista (sondaggio Bva).

Uno dei punti principali della legge è la riduzione dei tempi per la procedura d’asilo. Una risposta deve arrivare entro 6 mesi, per evitare che le persone restino troppo a lungo in un limbo, senza risorse. Ma questa accelerazione ha un rovescio della  medaglia: invece di accelerare la burocrazia, sarà il richiedente asilo a dover fare in fretta, 90 giorni per presentare la domanda d’asilo (invece di 120) e quindici giorni (invece di un mese) per fare ricorso di fronte a un rifiuto. Se i tempi non verranno rispettati, automaticamente la domanda non sarà registrata. “Una fabbrica di sans papiers” denunciano le associazioni umanitarie.

Ci sono misure anche per accelerare le espulsioni dei sans papiers. Il soggiorno forzato nei centri di ritenzione raddoppia, da 45 a 90 giorni. Resta aperta la piaga dei minorenni presenti in questi centri, se sono con la famiglia: non dovrebbero starci, secondo la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ma non possono neppure venire separati dalla famiglia. Sono già stati firmati e verranno conclusi accordi con vari paesi di origine dei migranti-rifugiati. L’unico punto positivo della nuova legge, è il permesso di soggiorno dei rifugiati sotto protezione sussidiaria, che passa da uno a 4 anni, maggiori facilitazioni per i ricongiungimenti famigliari e per la concessione dell’asilo per chi è vittima di violenze famigliari, l’esclusione dalla lista di “paese sicuro” degli stati che reprimono l’omosessualità. Emmanuel Macron, nell’intervista tv di domenica sera, ha ammesso che il “reato di solidarietà” – che ha portato alla condanna di varie persone che hanno soccorso dei migranti, dalla Roya a Calais – sarà “adattato”, per evitare queste derive e la confusione tra gesti umanitari e passeurs.

La maggioranza En Marche è divisa. E’ la prima volta che c’è una frattura cosi’ visibile nel grosso gruppo parlamentare di Macron. Alcuni deputati hanno annunciato che voteranno contro, altri che si asterranno, altri ancora che andranno al bar al momento del voto. En Marche rifiuta di parlare di “fronda”, la divisione che ha portato al naufragio della presidente Hollande. Molti deputati accusano il ministro Colloib di aver ormai adottato il linguaggio dell’estrema destra sulle questioni migratorie, da “crisi” fino a “sommersione di alcune regioni”.

 

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