Continua l’offensiva a Jabaliya, dove secondo il giornalista Tareq Abu Azzoum, che scrive da Gaza per Al Jazeera, il campo sta attraversando «un tasso di distruzione senza precedenti», e perfino l’esercito israeliano parla dei combattimenti «più intensi» dall’inizio della guerra. Le forze di Tel Aviv sono accusate di seppellire i corpi sotto le macerie del centro abitato ormai distrutto: solo sabato sarebbero stati uccisi 28 palestinesi di cui 10 donne e 10 bimbi, mentre il ministero della Salute di Gaza aggiorna il numero delle vittime a 35.386 morti e 79.366 feriti. Una «ferita aperta che minaccia di infettare l’intera regione» torna a denunciare il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.

DAL CANTO SUO, l’esercito israeliano aggiunge di aver ucciso un leader del Jihad Islami, Islam Khamayseh, nel campo profughi di Jenin in Cisgiordania. E nella Striscia è stato recuperato il cadavere di una quarta vittima dell’attacco di Hamas, dopo i tre ritrovati dalle Idf venerdì: è quello di Ron Binyamin, che la mattina del 7 ottobre stava facendo un giro in bici con amici nei pressi del kibbutz di Be’eri.

Sempre a Gaza, a Beit Lahia dei testimoni hanno raccontato di bombardamenti vicino al locale ospedale di Kamal Adwan. Il direttore della struttura ha detto ad Afp di aver ricevuto un «grande numero» di feriti dalla vicina Jabaliya, e di avere carburante a disposizione solo per pochi giorni.
Intanto ieri – mentre il valico di Rafah è bloccato dal 6 maggio – i primi aiuti umanitari, provenienti da Cipro, hanno fatto ingresso nella Striscia attraverso il molo costruito dagli Stati uniti: sono entrati 310 pallet di aiuti e ne sono attesi complessivamente – secondo il Central Command statunitense – 500 tonnellate. Ma sia USAid che l’Unione europea ammoniscono che questa non è una soluzione al blocco totale degli ingressi via terra: «Ogni istante in cui il valico non è aperto, e i camion non sono in movimento, o laddove gli aiuti non possono essere distribuiti in sicurezza, aumenta il terribile costo umano di questo conflitto», ha detto la direttrice dell’Agenzia Samantha Power. Mentre dalla Ue è arrivata un’esortazione a Israele a «espandere le consegne via terra e aprire immediatamente valichi ulteriori». Dalla Ue anche la notizia che l’Austria si è unita a Giappone, Canada, Germania e Svezia nel ripristinare i finanziamenti all’Unrwa.

IERI, INOLTRE, l’associazione palestinese Sada Social ha fatto un appello affinché venga svolta un’indagine sulla complicità di Meta (casa madre di Facebook, Instagram e WhatsApp) nell’impiego di sistemi fondati sull’intelligenza artificiale per condurre il massacro Gaza, come Levander. Dal 7 ottobre, scrivono, «la sorveglianza e la violazione della privacy degli utenti attraverso WhatsApp ha subito un’escalation. Più di 670 numeri palestinesi sono stati banditi, dei quali il 78% appartiene a giornalisti e utenti nella Striscia, con un impatto diretto sulle loro vite».