Le autorità turche hanno arrestato altri due cittadini tedeschi. Ad annunciarlo la portavoce del ministero degli esteri di Berlino, Maria Adebahr.

A ricevere la conferma dello stato di fermo sarebbe stato il consolato della provincia di Smirne, informazione successivamente ribadita dalle autorità aeroportuali di Adalia, dove presumibilmente i due cittadini tedeschi (la cui identità ancora non è stata resa nota) sono stati fermati.

Sempre secondo Adebahr dietro all’arresto ci sarebbero motivazioni politiche, il che porterebbe il numero dei cittadini tedeschi nelle carceri turche per ragioni politiche a 14. 55 invece il numero complessivo di tedeschi in carcere in Turchia.

Questo arresto rischia di arroventare ulteriormente le già esacerbate relazioni turco-tedesche e arriva a pochi giorni dall’ennesimo appello della cancelliera Merkel in favore del rilascio dei suoi connazionali, il cui imprigionamento è descritto come ingiustificato.

Tra questi i casi più noti sono quelli del giornalista Deniz Yucel, corrispondente di Die Welt, detenuto nel carcere di Silivri di Istanbul, dove verrà presto incontrato dall’ambasciatore tedesco ad Ankara.

A Silivri è anche l’attivista per i diritti umani Peter Steudner, arrestato insieme ad altri nove attivisti sull’isola di Buyukada ad Istanbul nel corso di un seminario. Il 30 aprile in manette era finita Mesale Tolu, giornalista tedesca di origini curdo-alevite. Tolu ha partecipato ai funerali di due militanti comunisti uccisi dalla polizia turca.

Per loro e tutti gli altri il mantra accusatorio è il medesimo: associazione terroristica, propaganda in favore del terrorismo, sostegno al terrorismo pur non essendo associati.

Ma il governo tedesco accusa la Turchia anche di sfruttare i collegamenti con l’Interpol per dare la caccia agli oppositori politici di Erdogan. Come è stato nel caso di Dogan Akhanli, scrittore tedesco di origini turche, arrestato a Madrid su richiesta di Ankara e poi rilasciato dietro condizionale. Merkel accusa esplicitamente la Turchia di abuso delle risorse dell’Interpol.

Ma le rimostranze tedesche sono entrate nel vivo nei giorni scorsi quando la cancelliera ha reso noto al presidente della commissione europea Juncker che la Germania porrà il veto ad ogni aggiornamento agli accordi doganali tra Turchia e Unione. Merkel ha reso noto che non ci saranno progressi sul tema fino a che il rispetto dello stato di diritto non sia garantito in Turchia.

Parole più dure e dirette sono arrivate dal ministro degli esteri tedesco Gabriel, che ha allontanato ogni possibilità di accesso della Turchia all’Unione Europea «non perché non vogliamo, ma perché il governo turco e Erdogan si stanno velocemente allontanando da tutto ciò che l’Europa sostiene e difende», confermando così la posizione critica verso le purghe a inaugurate dopo il tentato golpe del 2016.