Il pianeta blu è in perfetto equilibrio tra bellezza, natura e amicizia, è popolato di bambini selvaggi e nessuno sa perché non invecchiano. Un giorno un’astronave si schianta e il super divertente Jolly Goodday arriva per offrire loro la felicità, insegnando a volare con la polvere delle ali delle farfalle, ma abolisce anche la notte, considerata noiosa, inchiodando il sole. Quando però una bambina e un bambino atterrano dall’altra parte del pianeta, si accorgono che è completamente al buio. Volevo creare un nuovo tipo di cattivo, qualcuno di così ammaliante e intelligente da essere pericoloso. Non il re malvagio, il drago, il troll, la strega cattiva, il lupo. Ma il venditore divertente che realizza i nostri sogni».

Presenta così il suo romanzo La storia del pianeta blu (pp.192, euro 14) lo scrittore islandese Andri Snær Magnason, libro di punta dello stand B6 di Iperborea, casa editrice per la prima volta in fiera. «La mia intenzione era quella di scrivere una parabola, o una specie di saga mitologica su cosa significhi vivere su un pianeta – spiega -. L’uomo magico che regala a un gruppo il sole eterno, senza pensare all’oscurità dall’altra parte della terra, si è trasformato in una parabola sociale, sulla giustizia e l’uguaglianza, la guerra, la propaganda, la democrazia. Oggi è una storia su di noi, che lavoriamo contro i bambini del futuro facendoli diventare creature delle tenebre. Potrebbe sembrare pedagogico, ma la maggior parte dei piccoli lettori la interpreta come un’avventura emozionante con animali selvatici, eventi magici e colpi di scena imprevisti. D’altronde, quando ho scritto il libro amavo autori come Calvino e Bulgakov e cercavo di leggere l’Inferno di Dante in lingua originale mentre ero sull’isola di Ustica: la sua selva oscura è stata una fonte per gli incontri con gli animali parlanti. Mi hanno ispirato anche le ninne nanne orribili del XVII secolo che cantavano vecchie signore (recuperate negli archivi) e poi un’altra sorgente è stata la lettura dei giornali con l’attualità, così come l’ascolto di lanci pubblicitari che vendono felicità. O le iniziative del mio governo quando si è accanito sul luogo di nidificazione delle oche dalle zampe rosa, per far posto alle macchine».