«Non troverà un tale rispetto e amore da nessun’altra parte». Quando ascolta le parole di Aleksandar Vucic, per Xi Jinping è un momento inusuale. Il presidente cinese e quello serbo sono affacciati sulla piazza di fronte al palazzo del governo di Belgrado. Vucic parla alla folla, Xi applaude. Un passaggio fuori dalla prassi diplomatica cinese, che alimenta l’impressione che l’itinerario della prima visita di Xi in Europa dal 2019 sia stata costruita intorno alla tappa in Serbia.

QUI, IL PRESIDENTE cinese è arrivato esattamente nel 25esimo anniversario del bombardamento Nato contro l’ambasciata di Pechino nell’allora Jugoslavia di Milosevic. Gli Stati uniti giustificarono l’azione del 7 maggio 1999 come un errore causato da una mappa obsoleta. Già nel 2016, nella precedente visita in Serbia, Xi portò dei fiori alla lapide in memoria delle vittime, tre giornalisti. Ma con l’inasprirsi della rivalità con Washington, l’episodio è ricordato con maggiore astio. In un articolo pubblicato sul quotidiano filogovernativo serbo Politika, Xi ha suggerito che il bombardamento è stato deliberato, ha giurato che «non dimenticherà mai» quanto accaduto e ha avvertito che il popolo cinese «non permetterà che una storia così tragica si ripeta» E a Vucic ha ribadito: «La nostra amicizia di ferro è stata forgiata col sangue dei nostri compatrioti».

PER XI, denunciare quell’episodio significa opporsi alle azioni attuali della Nato. Sia in Europa orientale, dove secondo Pechino non si prendono in considerazione quelle che definisce «legittime preoccupazioni di sicurezza della Russia», sia in Asia-Pacifico, dove Washington sta rafforzando il sistema di alleanze militari. Oltre alla retorica, in Serbia sono state firmate 29 intese commerciali, in attesa dell’accordo di libero scambio che entrerà in vigore a luglio.

IN UNGHERIA, ultima tappa del viaggio, i segnali sono stati rivolti soprattutto all’Ue. «Le nostre relazioni con Budapest sono un modello per i legami tra Cina e Europa», ha detto Xi, elogiando dunque l’approccio del governo meno allineato a Bruxelles. Tra i 18 accordi firmati con Viktor Orban, l’ampliamento di investimenti in settori strategici come l’intelligenza artificiale e l’industria tecnologica verde. A Budapest e dintorni sorgeranno le fabbriche di due colossi delle auto elettriche, Byd e Great Wall Motor, e di un gigante delle batterie, Catl. Come a dire che in Europa ci sono paesi che non pensano nemmeno alla strategia di «riduzione del rischio» perseguita da Bruxelles. Dall’Ungheria, la Cina spera peraltro di ottenere politiche più favorevoli a livello comunitario, visto che avrà la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue a partire da luglio.
Andare in due dei paesi europei coi legami più stretti con Mosca ha portato a un appoggio totale alla postura cinese sulla guerra in Ucraina, su cui Xi continua a mantenere la stessa posizione. Nei primi due giorni della visita, in Francia, ha negato a Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen di sostenere l’industria della difesa russa. Ha poi appoggiato la richiesta di tregua olimpica di Parigi in occasione dei Giochi di luglio, ma ha ribadito che per arrivare alla pace vanno ascoltate le esigenze di entrambe le parti.

LA CONVINZIONE di Xi è che più passa il tempo e più il sostegno occidentale all’Ucraina sia destinato a scemare. Da Pechino intravedono già divisioni e scetticismi, che potrebbero acuirsi a cavallo delle elezioni europee di giugno e quelle statunitensi di novembre.

I COLLOQUI “personali” con Macron sui Pirenei, dopo quelli ben più spigolosi a livello trilaterale con von der Leyen, sono serviti a Xi per elogiare quella che i media cinesi definiscono «anima indipendente» della Francia. Il riferimento è all’autonomia strategica agognata da Macron, che per Pechino significa un non totale allineamento alla politica estera americana. E va dunque coltivata, incoraggiata, dosando l’approccio privo di compromessi con le entità più grandi (Usa, Nato, Ue) con uno più accomodante verso i singoli paesi. Non a caso, dopo aver paventato ritorsioni in caso di dazi sulle auto elettriche, Xi ha accettato in regalo due bottiglie di cognac da Macron, garantendo che non ci saranno tariffe sul brandy francese.