Il teatro in attività anche durante la guerra, la diva idolatrata allevata allo spionaggio e alla mira perfetta, falsi specchi che nascondono spie, la decodificazioni di messaggi segreti: ci sono tutte le caratteristiche del noir in Saturday Fiction di Lou Ye, in concorso. E dietro gli specchi e le vetrate che affacciano su una Shanghai degli anni quaranta, si può leggere uno dei periodi storici più drammatici della città. Con questo film torna alla Mostra Gong Li, premiata come migliore attrice nel 1992 per La Storia di Qiu Ju, interprete celeberrima di Lanterne rosse, Addio mia concubina, musa di Zhang Yimou, di Chen Kaige e della cosiddetta «quinta generazione» che prese posizione contro il regime comunista cinese.

TORNA ANCHE per la seconda volta a Venezia il regista Lou Ye che nel 2011 presentò Love and Bruises, appartenente alla successiva «sesta generazione», quella dei cineasti usciti dall’Accademia di cinema di Pechino nell’80, aperta e curiosa del cinema occidentale e più in particolare del neorealismo e del cinema verità con gli strumenti del documentarismo, camera a mano, suono in presa diretta, attenzione alle trasformazioni della società e ai problemi sociali. Lou Ye ha subito anche per qualche anno la censura con il divieto di lavorare per le istanze emerse in piazza Tienanmen che faceva trapelare non troppo velatamente nei film anche se si è sempre dichiarato un artista libero e non un politico.
In Saturday Fiction, troviamo nuovamente la camera a mano anche se applicata a una spy story in un bianco e nero stile anni quaranta, il genere che lo ha reso famoso internazionalmente con Suzhou River (2000) e Purple Butterfly (2003) storia d’amore e di tradimenti ambientato durante l’occupazione giapponese di Shanghai. In Saturday Fiction l’atmosfera è la stessa, si mette in scena l’azione della resistenza antigiapponese tra la finzione delle prove teatrali e gli agguati e le sparatorie nelle strade.

IL TITOLO allude a un celebre sabato, a cui ci avviciniamo giorno dopo giorno durante lo svolgimento dell’azione che porta avanti affascinanti personaggi misteriosi e dal passato oscuro. Èil sabato 7 settembre 1941, la data di Pearl Harbour, (giorno in cui ci sarà anche l’anteprima del film in Cina) in cui i giapponesi entrarono nelle concessioni internazionali e vi restarono fino alla resa, nel 1945.
Abile narratore di doppi, anche in questo film Lou Ye sovrappone continuamente due location di Shanghai: il teatro dove si stanno facendo le prove di una pièce che racconta il vero incontro tra regista e attrice come avvenne nel 1937 anno cruciale dell’occupazione giapponese delle zone cinesi della città, con il successivo ritorno dell’attrice diventata famosa a interpretare la parte di se stessa e un’altra classica location, l’hotel nido di spie. Anche la lettura può essere doppia: dietro il noir si racconta uno dei periodi più tragici della città.