L’ennesima parata istituzionale, a quasi tre anni di distanza dalla notte che distrusse Amatrice e mezza Italia centrale, si consuma seguendo un copione consolidato: solenni proclami sul futuro e grandi alzate di spalle su un presente che definire desolante è poco.

Ieri mattina, dunque, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato nel paese simbolo del terremoto del 2016 per l’inaugurazione del campus scolastico «Romolo Capranica», la cui storia è tanto surreale quanto indicativa dello stato delle cose nel cratere. Il Capranica nell’ultimo anno è stato aperto agli studenti «in via del tutto eccezionale» e «sotto la responsabilità del Commissario alla ricostruzione pur essendo stati effettuati, necessariamente, collaudi parziali». In pratica, i lavori non sono finiti, le prove antisismiche non sono state fatte tutte e a mancare all’appello è una struttura che, a occhio e croce, dovrebbe avere una qualche importanza per il tanto sbandierato nuovo liceo sportivo: la palestra.

La situazione è emersa grazie a una lettera che il commissario alla ricostruzione Piero Farabollini ha inviato al Quirinale lo scorso 11 luglio, chiedendo al presidente di annullare l’incontro con gli studenti e la cittadinanza. «La presa in consegna della struttura – queste le parole di Farabollini – è solo parziale in quanto l’area è ancora cantierata per i lavori di costruzione della palestra». Non solo, la faccenda è in realtà anche più complicata. Scrive ancora il commissario: «È in atto un contenzioso con l’impresa appaltatrice che ha sollevato vari milioni di euro di riserve, il che rende quantomeno rischioso obbligare a un fermo cantiere che si rende necessario a tutela di tutti i partecipanti all’evento».

Mattarella, dal canto suo, avrebbe sostanzialmente deciso di ignorare le riserve di Farabollini e non ha mai nemmeno pensato di far saltare l’evento. Anzi, ai suoi collaboratori il presidente avrebbe detto chiaro e tondo che, se gli studenti hanno potuto frequentare l’istituto nell’ultimo anno, resta un mistero il motivo per cui lui non potrebbe andarci.
Un tentativo di nascondere la polvere sotto il tappeto? Un po’ di sana vergogna per un post sisma la cui lentezza è ormai materia per barzellettieri? La lettera di Farabollini pare abbia messo in imbarazzo molti nel governo, ma almeno, vista da un’altra prospettiva, si può leggere anche come una presa d’atto del fallimento delle politiche di ricostruzione degli ultimi tre anni: le persone senza casa nei 140 comuni del cratere sono infatti ancora 50 mila.

Ad ogni modo, la giornata ad Amatrice è volata via in un’atmosfera a metà tra la festa di fine anno del liceo – tanti i ragazzi presenti, più o meno cooptati – e l’evento istituzionale: oltre a Mattarella si sono fatti vedere anche il segretario del Pd (e presidente della Regione Lazio) Nicola Zingaretti e il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.

Il presidente della Repubblica ha parlato di «sogno di ricostruzione che non deve esaurirsi», chiarendo forse involontariamente che, appunto, la normalità è per ora solo una materia onirica. «Bisogna rimuovere la precarietà da tutte le aree terremotate – ha aggiunto –, qui si gioca il futuro dell’Italia, ma bisogna agire con velocità».

Zingaretti dal canto suo ha definito la scuola Capranica «un simbolo dell’Italia che funziona», e poco importa se i lavori sono ancora in corso e se, soprattutto, intorno ancora non è stato praticamente mosso neanche un mattone.

Tra i presenti anche il presidente di Fca-Ferrari, John Elkann, che ha finanziato oltre il 50% delle spese di realizzazione dell’istituto, circa sei milioni e mezzo di euro. L’idea di fare questa donazione, secondo Elkann, fu di Sergio Marchionne, al quale si pensò anche di intitolare il campus, salvo poi lasciar sfumare l’idea.

Tutto appare pronto, a questo punto, per l’anniversario del sisma tra un mese quasi esatto. Sarà l’occasione probabilmente per ribadire che nessuno ha intenzione di lasciare soli i terremotati: frase che si disse già il mattino dopo la scossa e che periodicamente viene ripetuta ancora, mentre la rabbia si è ormai trasformata in rassegnazione.