Testardi sulla linea con la quale martedì hanno provato a chiudere la partita del Consiglio superiore della magistratura, i capi di Fratelli d’Italia hanno deciso di provare a rimediare immediatamente al pasticcio dell’altro giorno, quando avendo dovuto ritirare a votazioni già aperte il loro candidato di punta, candidato anche alla vicepresidenza dell’organo costituzionale, Giuseppe Valentino, sono riusciti a concentrare sul candidato subentrato meno voti di quelli necessari a eleggerlo. Dunque c’è un decimo consigliere da eleggere e FdI si incaponisce su Felice Giuffrè, anticipando a oggi la nuova seduta comune delle camere già convocata per martedì prossimo. I presidenti dei due rami parlamentari non hanno fatto una piega, La Russa avendo avuto un ruolo non marginale nel pasticcio su Valentino (è però stata eletta un’avvocata del paese di origine dei La Russa, Paternò).

«Lo spettacolo di un parlamento che agisce come un automa e a metà chiama fa lo switch su un altro candidato e umiliante per il parlamento stesso e merita una reazione», dice il deputato di +Europa Riccardo Magi, che invita l’opposizione a non intestardirsi anche lei su un accordo in forza del quale ha raccolto le briciole (ma il candidato del Pd, Roberto Romboli, è risultato il più votato) e ha scegliere oggi «una giurista con competenze in materia di diritto ed esperienza adeguate a ricoprire il ruolo importante e delicato di componente del Csm». La scelta che Magi conferma è quella di Tamar Pitch, votata martedì anche dal gruppo Verdi/Sinistra che però oggi, per analoga protesta contro il metodo, non parteciperanno al voto.

Sull’esito non ci sono dubbi, il centrodestra dispone praticamente da solo dei tre quinti dei componenti del parlamento che ancora servono nel secondo scrutinio (dal terzo il calcolo si sposta sui votanti), ammesso e non concesso che Azione/Italia viva o il Pd non intendano mantenere l’impegno già preso. Il guaio per Fratelli d’Italia è un altro: senza Giuseppe Valentino non dispone più di una candidatura con la quale tentare la conquista della vicepresidenza del Csm. Partita anche quella difficile, perché bisognerà necessariamente coinvolgere più di una corrente delle toghe per arrivare alla maggioranza assoluta. Si fa strada così la candidatura di Fabio Pinelli, avvocato proposto dalla Lega ma di relazioni assai vaste. E con posizioni che non dispiacerebbero ai magistrati anche lontani dalla destra. Le ha espresse pochi giorni fa in un lungo articolo su Questione giustizia, la rivista di Magistratura democratica. Passando in rassegna tutte le questioni sulle quali il governo annuncia pesanti interventi, l’obbligatorietà dell’azione penale, le intercettazioni e la separazione delle carriere, su tutte Pinelli conclude che la cosa più ragionevole e non affannarsi in nuove riforme visto che le precedenti non sono state ancora testate. «Il problema non sono le norme, ma le prassi applicative», scrive, «serve un tempo di stabilità operativa», una «pausa di applicazione». Che Nordio lo sappia.