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Alluvione in Sardegna due morti, un disperso e un paese distrutto

Alluvione in Sardegna due morti, un disperso e un paese distruttoBitti, provincia di Nuoro

Disastro Intanto la giunta regionale del sardo leghista Solinas vota il nuovo «Piano casa»: farà aumentare ovunque il cemento

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 29 novembre 2020

Sono sinora due le vittime dell’alluvione che ieri pomeriggio si è abbattuta su Bitti, un piccolo paese del nuorese: Giuseppe Mannu, un allevatore di 55 anni, e Giuseppe Carzedda, un pensionato di 90 anni. Si cerca ancora il corpo di Lia Orunesu, 89 anni, che ufficialmente risulta dispersa. Mannu stava rientrando a casa dalla campagna ed è stato travolto da una frana e dalla furia dell’acqua, mentre Carzedda sarebbe morto sommerso dal fango nella sua abitazione a piano terra. Lia Orunesu, uscita di casa, sarebbe stata spazzata via dall’acqua nelle strade del paese. E mentre cambiamento climatico e dissesto idrogeologico si sommano in Sardegna con effetti drammatici, soltanto l’altro ieri la giunta di centrodestra ha presentato in consiglio regionale una legge di proroga del «piano casa» che, prevedendo la possibilità di ampliare ville e alberghi anche nella fascia costiera dei trecento metri dal mare, sembra fatta apposta per causare nuove devastazioni.

BITTI È UN PAESE DISTRUTTO: le strade del centro abitato cancellate, le cantine allagate, le auto trascinate dall’acqua e inghiottite dalle frane. Le case di campagna all’uscita del paese verso Nuoro non esistono più e con loro sono state spazzate via strade rurali e ponti. In paese sono arrivate le colonne mobili della protezione civile, del corpo forestale e dei vigili del fuoco. Un contingente di fanti dell’esercito è arrivato da Macomer. Per tutta la giornata si è lavorato a preparare strutture di accoglienza per le persone evacuate, che hanno passato la notte fuori casa. Per molte ore il paese è rimasto isolato, senza luce e senza linee telefoniche. Soltanto verso le 18 i tecnici dell’Enel sono riusciti a superare la frana che aveva fatto saltare l’elettricità e l’uso dei telefoni, cellulari compresi.

MA AD ESSERE COLPITO non è stato soltanto Bitti. A Galtellì, a una trentina di chilometri da Nuoro, una diga sul fiume Cedrino ha svasato una grossa quantità d’acqua, che per fortuna non ha raggiunto le case. 150 persone sono state trasferite in strutture comunali. Difficile in tutto il nuorese spostarsi in auto. La statale 131, la principale via di comunicazione dell’isola, è rimasta bloccata per ore. Interrotto il traffico per una frana sulla statale 389 tra Nuoro e Lanusei. Allagamenti hanno reso impercorribili la statale 129 e la provinciale 46. A Orune, in Barbagia, è crollato un ponte. Pesante il primo bilancio nelle campagne. «Danni molto seri – sottolinea la Coldiretti – in diverse aziende agricole devastate dalla furia del maltempo, che si è abbattuto su un territorio fragile: l’89,7% dei comuni della Sardegna sono a rischio di frane o di alluvioni».

COSÌ OGGI SI PIANGONO le vittime e si contano i danni in un territorio delicatissimo e privo da decenni delle protezioni necessarie. In un quadro come questo, l’altro ieri la giunta guidata dal sardo leghista Christian Solinas ha approvato un «Piano casa» che autorizza incrementi volumetrici nella fascia protetta dei 300 metri dalla costa. Tutto il contrario di ciò che l’alluvione mostra essere urgente. L’approdo del piano in consiglio regionale è previsto per metà dicembre, la votazione definitiva prima di Natale. Nelle seconde case oltre i 300 metri si potranno apportare fino al 30%. Sino al 20% in quelle entro la fascia a condizione che ricadono in aree costruite prima del 1989.

PERCENTUALI CHE AUMENTANO nel caso degli alberghi: aumenti fino al 50% se si trovano oltre i 300 metri, fino al 25% se all’interno della fascia. In campagna basterà essere proprietari di un solo ettaro per poter costruire e non sarà necessario essere agricoltori professionisti o coltivatori diretti. In città, nei centri storici sono previsti incrementi sino al 25% (fino a 90 metri cubi, 180 negli altri quartieri). Da gennaio, insomma, il piano della giunta Solinas devasterà territori fragili che, come l’alluvione in corso drammaticamente dimostra, avrebbero bisogno di politiche attive di tutela e non di cemento.

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