Un incontro durato ore, molto più del previsto, per il “Formato Normandia”, ieri a Parigi, tra i consiglieri diplomatici di Russia e Ucraina, con Francia e Germania come mediatori, un incontro “molto incoraggiante” per l’Eliseo, per promuovere una de-escalation, che “passa per il dialogo e la dissuasione”, dice l’Eliseo.

Che precisa: le sanzioni “non sono l’alfa l’omega della risposta” e non devono essere “un boomerang” per gli europei. Emmanuel Bonne, per la Francia, Jens Plötner per la Germania, Dmitri Kozak, vice-capo dell’ufficio esecutivo della presidenza russa e Andriy Yermak, direttore dell’amministrazione presidenziale ucraina, si sono riuniti all’Eliseo, per cercare di disinnescare una situazione di grande tensione.

UN “SEGNALE FORTE” per l’Ucraina. Kiev ha sospeso l’esame della legge “di transizione” che mira a reintegrare il Donbass e la Crimea e definisce la Russia “stato aggressore” e “occupante”, inaccettabile per Mosca. Per gli europei, non solo un ritorno nel gioco diplomatico, dopo essere stati messi ai margini dai colloqui di Ginevra tra Washington e Mosca, ma anche uno spazio per evitare un allineamento senza sfumature con gli Usa (e la Gran Bretagna). La discussione all’Eliseo ha riguardato delle misure umanitarie da attuare prima di nuovi negoziati sullo statuto del Donbass.

Domani mattina è in programma una telefonata tra Putin e Macron. In vista, un possibile incontro in Germania, tra i quattro capi di stato e di governo (Putin, Zelensky, Macron e Scholz), due anni dopo l’ultimo incontro al vertice del Formato Normandia, a Parigi nel dicembre del 2019. Oggi Macron ha la presidenza del Consiglio Ue, la Germania quella del G7.

Macron propone di arrivare a una proposta Ue su un nuovo ordine di sicurezza e stabilità in Europa, costruito tra europei, da presentare alla Nato e poi alla Russia (nella lunga crisi ucraina c’era già stato un tentativo del genere, nel luglio 2021, ma Baltici, Svezia e Polonia avevano bloccato il processo). Perplessità europee: la lettera Usa inviata a Mosca ieri ha dei contenuti “inaccettabili” per i russi.

PER L’ALTO RAPPRESENTANTE della politica estera e della sicurezza europea, Josep Borrell, per l’Europa è “il momento più pericoloso” dalla guerra fredda. Gli anglosassoni minacciano sanzioni “severe” e mai viste (sul contenuto mascherato, per non dare troppe informazioni a Mosca).

Gli Usa, che ieri hanno  affermato di temere un intervento russo in Ucraina “entro la metà febbraio”, minacciano controlli dell’export russo, fine delle transazioni in dollari, sanzioni contro l’entourage di Putin, definiti “cleptocrati”.

Ma gli europei sono molto più prudenti quando si tratta di passare agli atti, la Germania frena sul gas, perché è molto dipendente (c’è sempre in ballo l’apertura del North Stream 2), Lussemburgo e Austria temono ripercussioni in caso di sanzioni finanziarie, la Germania e la Francia sono molto perplesse sull’esclusione della Russia dal sistema di transazioni bancarie Swift (ne pagherebbero un prezzo elevato).

C’È INOLTRE INCERTEZZA sul “quando” scatenare le sanzioni: in caso di invasione militare sono tutti d’accordo, ma cosa fare con i cyber-attacchi (ci sono già stati) o di attacco “ibrido”? Borrell afferma che ormai “la Russia ha reso la propria economia più impermeabile alle sanzioni” (la Russia è il terzo detentore di dollari, ne possiede più di 400 miliardi), “ma noi non abbiamo fatto la stessa cosa per l’energia, dobbiamo ridurre la nostra dipendenza” (47% per il gas, 20% per il petrolio).

ALL’ELISEO, LA RIUNIONE ha tentato di riesumare gli accordi di Minsk, firmati da Ucraina, Russia, e Repubbliche di Donetsk e Lugansk: il 5 settembre 2014, era stato raggiunto il cessate-il-fuoco immediato in Ucraina orientale, sotto l’egida dell’Ocse, Protocollo violato più volte. Il 12 febbraio 2015 sono stati firmati gli Accordi di Minsk 2, con un nuovo cessate-il-fuoco.

L’Europa si muove in ordine sparso. Ieri, la Repubblica ceca ha inviato in Ucraina 4000 obici di artiglieria, mentre la Germania, sotto accusa perché rifiuta gli aiuti militari (“la Germania non fornisce armi letali” ha ribadito Scholz) ha fornito a Kiev 5mila elmetti protettivi.

La Svezia cerca di tenersi “il più lontano possibile” da un’eventuale guerra, l’Irlanda ha chiesto alla Russia di evitare le manovre militari al largo delle sue coste. Confusione in Croazia, tra il presidente (socialdemocratico) Zoran Milanovic, che afferma che i militari croati delle truppe Nato in Europa dell’est sono rientrati a casa, e il ministro deli Esteri di centro-destra, che dice che il presidente “parla per sé, non per la Croazia”. Repubblica ceca e Slovenia temono l’arrivo di rifugiati, in caso di guerra.