Manca Margherita nell’ideale corteo che Meloni fa aprire a Cristina di Belgiojoso per accompagnarlo in un suo nobile castello. È composto di sedici donne che, a suo dire, l’hanno preceduta affermando la preziosa presenza femminile nella storia, dice Meloni, della Nazione.

Manca Margherita, che nasce a Venezia nel 1880; che si sposa a diciotto anni, in tempo perché un suo figlio Roberto possa morire diciassettenne in guerra. Manca Margherita che, dal 1902 a Milano, si forma legandosi ad Anna Kuliscioff e Filippo Turati. Che guarda con intensa passione e intelligenza alla letteratura e alle arti in sodalizio con, a tacer d’altri molti, Boccioni, Sironi, Palazzeschi, d’Annunzio, Martini, Sant’Elia, Marinetti, Terragni. Margherita, che nel 1912 avvia un intenso amore con Mussolini e con lui dà mano alla realizzazione di riviste come Utopia e alla nascita del quotidiano Il Popolo d’Italia.

Sì Margherita manca. Si diceva la sua finezza di colta critica d’arte che nel 1922 e, poi, nel 1926 promuove ed anima quel movimento di fondamentale rilievo nella vicenda delle arti in Italia che prende il nome di ‘Novecento’. Margherita che nel 1926 pubblica Dux, tradotto in trenta lingue, accolto in Europa come un importante evento letterario, dove costruisce, narrando la biografia di Mussolini, un modello ideale di capo politico. Dove è impegnata a osservare, partecipe, i casi d’Italia e della modernità occidentale in pagine ove non dismette o tralascia la sua identità di donna.

Manca Margherita che nel 1938, sancite le leggi antisemite, (Dux ritirato dalle librerie), lascia l’Italia per un esilio che durerà otto anni. Sua sorella, Nella Grassini, troverà la morte ad Auschwitz.

Meloni non ha invitato Margherita Grassini Sarfatti a far parte con le altre sedici dell’eletto consesso. Perché? Forse perché Sarfatti è stata fascista? Forse perché Meloni teme d’essere indiziata, facendo il nome di Margherita Sarfatti, di nostalgie riposte che è opportuno tenere a bada per evitar le chiacchiere dei talk-show? E tacere il nome di Margherita e non rendere lei, Meloni, sentiti i suoi ascoltati suggeritori, (per un mero opportunismo politico di basso conio? ipocrisia? coda di paglia?), il dovuto rispetto a una delle donne più rappresentative del Novecento italiano. Forse mi sbaglio.

Forse non è andata così. Forse il nome di Margherita Sarfatti è del tutto sconosciuto e non dice niente ai suggeritori di Meloni («io sono Giorgia»), tutti compresi ed attenti a non dimenticare, non sia mai!, quello, che so?, di Maria Elisabetta Alberti Casellati.