«La voglia della nostra base di costruire un processo riformatore che migliori lo stato e non si accodi alle pulsioni dell’antipolitica è corretta e giusta e io, quando ho un obiettivo politico, lo perseguo fino alla fine». Eccola la risposta di Nicola Zingaretti a chi gli fa notare che il cuore dei volontari ha già scelto cosa votare al referendum di settembre. «No» a larga, larghissima maggioranza. Alla festa provinciale del Pd di Bologna, una delle federazioni più importanti d’Italia in termini di base militante, è difficile trovare qualche semplice tesserato che abbia deciso di votare sì al referendum del 20 e 21 settembre sul taglio dei parlamentari. Anche cercandolo tra quelli, e sono comunque una fetta importante, che nel 2016 sostennero la riforma Renzi, poi affossata dal voto degli italiani.

Sul palco della festa, Zingaretti il referendum nemmeno lo cita di sfuggita. Di fronte ai cronisti risponde, certo. Ma quella parola, «referendum», proprio non gli esce di bocca. Preferisce parlare delle priorità del partito per il paese, e quindi anche per la maggioranza Pd-5 Stelle. «C’è un accordo che ha portato alla nascita di questo governo – dice Zingaretti – un accordo che ha salvato l’Italia, ricostruito una prospettiva politica in Europa, che dall’Europa ci ha consegnato per la prima volta 200 miliardi di euro per creare lavoro. Un accordo che prevedeva anche il taglio dei parlamentari: noi siamo persone perbene che hanno mantenuto gli impegni, ora tutta la maggioranza li mantenga». Parole, Zingaretti ci tiene a sottolinearlo, che il leader del Pd ripeterà senza sosta da qui al voto. Scuola, sanità attraverso i fondi del Mes, e lavoro anche con i soldi europei. Ecco i tre pilastri del Pd. Se questa sarà convintamente l’agenda del governo, il Pd sul referendum non si metterà di traverso. Ovviamente nel rispetto delle promesse di Luigi Di Maio («le sue parole sono una conferma positiva», dice il leader Pd) che ha assicurato la modifica della legge elettorale «entro l’estate». Insomma le riforme e il referendum saranno questioni differenti, ma per il Pd vanno di pari passo. E saranno questi tre pilastri, scuola sanità e lavoro, che Zingaretti ricorderà alla base Pd che quel referendum, che taglia brutalmente la rappresentanza parlamentare, non riesce proprio a mandarlo giù.

Inutile chiedere cosa voteranno i volontari bolognesi dell’Anpi, per la prima volta alla festa con un loro ristorante. «Noi votiamo no e ce la metteremo tutta per dire alle persone che tagliare così è sbagliato», spiega Federico, 36 anni, uno dei volontari. «Questa riforma ha grandissimi limiti e non risolve nulla. Rimarranno le due camere e non si snellirà il processo legislativo. E non mi dite che con qualche parlamentare in meno o in più l’economia italiana andrà in rovina o sarà salvata», dice Gianni Gamberini, 72 anni, quest’anno al ristorante «Castelli», cucina tradizionale bolognese. Ad occuparsi dell’osteria toscana c’è Camillo Rosa, vent’anni dietro banconi e fornelli. «Mia moglie è per il no, io ci sto riflettendo e forse la seguirò». Non pensate che la massa degli italiani voterà diversamente da voi? «Questa voglia di antipolitica io non la sento così forte, e comunque bisognerà parlare con la gente». Non è già tardi? La risposta è solo un sorriso un po’ amaro.

Wanda e Rosa sono arrivate in coppia da Mordano, 60 km da Bologna, per vedere il loro segretario. «Noi votiamo no, non bisogna tagliare ma scegliere buoni rappresentanti. Zingaretti? Deve tenere in piedi un governo». Per il sì è invece Stefania, simpatizzante senza tessera: «È una vita che si dice di tagliare, se non troviamo la forza questa volta chi lo farà mai? Lo so che il risultato politico lo porteranno a casa i cinque stelle, ma è vero che le ragioni del no sono sostenute da tanti di quelli che ci hanno fatto disamorare della politica». «Io il referendum del 2016 sulla riforma Renzi-Boschi l’ho sostenuto ma lì il taglio, che c’era, aveva un senso. Questa volta un senso non c’è», spiega invece Anna, circolo del Pd del quartiere Pilastro e in servizio al ristorante di pesce. A votare «No» sarà anche Giulio Pierini, segretario del circolo di Budrio, paese alle porte di Bologna. Il suo circolo è uno dei pochi ad avere già organizzato una iniziativa per discutere del voto. Venti sedie, cinquanta partecipanti, molte perplessità sul taglio dei parlamentari. A Bologna le chat ribollono, molti stanno già dicendo «No», anche se i parlamentari, sindaco Merola compreso, sono sulla posizione di Zingaretti: un sì condizionato a riforme e legge elettorale. Tra il pubblico della Festa di Bologna c’è anche il responsabile economico del Pd Emanuele Felice. «Cosa voterò? È la domanda più difficile che possiate farmi», dice. Poi una pausa. «La mia linea è quella del segretario, e ricordo che qui c’è in gioco il governo».