Con una tecnica degna del miglior reality, Donald Trump ha presentato in prima serata tv la sua scelta per il ruolo di giudice della Corte suprema, lasciato vacante dopo la morte di Antonin Scalia: il conservatore Neil Gorsuch.

Dopo aver dichiarato di aver già ben chiara la scelta, ma di poter comunque cambiare idea all’ultimo momento, ha convocato due giudici, Gorsuch e il più centrista Hardiman. Ha quindi annunciato su Twitter che la decisione sarebbe stata mandata in diretta alle 20 via Facebook Live, con tutto lo stato maggiore repubblicano e i figli Eric e Donald Jr. schierati davanti a lui. Dopo un immaginario rullo di tamburi e con gran dispendio di superlativi assoluti, ha chiamato sul podio il prescelto.

Il seggio della Corte suprema è vacante dal febbraio 2016: il giudice scelto da Obama, il centrista moderato Garland, ha avuto per un anno un’opposizione repubblicana costante motivata non dal personaggio ma dall’appartenenza politica. Ora potrebbe essere il turno democratico di «ricambiare» il favore.

L’incarico di giudice della Corte suprema è un incarico a vita: Gorsuch ha 49 anni e la sua presenza potrebbe condizionare l’approccio della Corte per decenni.

Neil Gorusch ha frequentato Yale e Harvard, dove era compagno di Barack Obama. È stato definito uno Scalia 2.0: dal punto di vista giuridico è noto per la sua rigida, o per meglio dire “originalista” interpretazione della Costituzione, così com’era Scalia.

Per gli “originalisti”, la costituzione è quella scritta e non va interpretata e il compito dei giudici è solo quello di applicare la legge, mai di crearla. Il potere legislativo, infatti, spetta solo ai parlamentari.

Come giudice della Corte d’appello Gorsuch non si è mai espresso su aborto, diritti gay o armi, ma si è pronunciato contro l’Obamacare, votando a favore di una società, Hobby Lobby Stores, che rifiutava di concedere i contraccettivi alle proprie dipendenti (come invece richiesto dall’Obamacare) perché «contrari alle proprie convinzioni religiose».

Questo ha fatto dire a Nancy Pelosi che Gorsuch non è un candidato votabile e la sua scelta è un altro sintomo del disprezzo di Trump per le donne.

Anche Charles Schumer, leader della minoranza democratica al Senato, ha già criticato la nomina di Neil Gorsuch, affermando che «ha ripetutamente preso le parti delle società contro i lavoratori, dimostrato ostilità verso i diritti delle donne e, cosa più preoccupante, ha un approccio ideologico alla giurisprudenza che mi rende scettico sul fatto che possa essere un giudice forte, indipendente della Corte».

Sostenere che le imprese abbiano diritto ad avere convinzioni religiose porta a sostenere anche che debbano essere trattate come i singoli, quindi ad aver diritto alle protezioni del Primo Emendamento sulla libertà di parola; seguendo questo principio possono anche finanziare liberamente la politica, pantano dal quale i democratici vogliono uscire a tutti i costi e di cui Sanders ha fatto una bandiera.

Sanders, difatti, si è subito pronunciato con un tweet: «Gorsuch deve spiegare la sua ostilità verso i diritti delle donne, il sostegno alle corporation e l’opposizione alla riforma sul finanziamento alla politica».

Ora la palla passa al Senato: per diventare il nono giudice della Corte suprema Gorsuch ha bisogno di 60 voti ed al Senato siedono 52 repubblicani e 48 democratici, 8 dei quali, quindi, dovrebbero lasciarsi tutto alle spalle (opposizione al candidato di Obama, campagna elettorale, pressione della base, tanto per dirne alcuni) e unirsi al voto GOP.

I repubblicani però hanno un’altra possibilità, caldeggiata da Trump, dall’evocativo nome di nuclear option: abbassare a 50 voti la maggioranza necessaria all’elezione, una prassi inaudita per una questione così delicata come la Corte Suprema, tanto da non piacere a molti repubblicani. Il leader del Senato McConnell e il senatore del Maine Collins, si sono già dichiarati contrari.