Circa 100 attivisti di Extinction Rebellion hanno occupato l’ingresso del ministero delle Infrastrutture e trasporti (Mit) vestiti da Pinocchio. Sono giunti da tutta Italia per un’azione di denuncia dell’inazione del «governo dei balocchi» rispetto alla crisi climatica.

Alle 11 il rosso dei vestiti dei manifestanti risalta già sul marmo bianco del Mit, per una protesta che durerà fino al pomeriggio. In una trentina si siedono di fronte all’ingresso del palazzo, altri srotolano gli striscioni colorati, altri ancora ballano e due si appendono ai pali della luce. Ognuno ha ben chiaro il proprio ruolo, sa come muoversi. L’azione è stata preparata in tre mesi.

IN PRIMA LINEA c’è un Pinocchio di cartapesta seduto su un barile di petrolio con in mano la terra in fiamme: è il protagonista. Dopo mezz’ora l’obiettivo è già raggiunto: l’attenzione è forte. «Se ci portano in questura o ci lasciano qui è comunque un win-win», dicono i manifestanti. Quattro persone hanno intorno al collo un lucchetto: serve a rendere più lento il loro spostamento all’arrivo delle forze dell’ordine, che dovranno evitare di procurare danni fisici.

«Il significato della giornata di oggi è rappresentato da questo naso – spiega Matilde mentre si avvicina la punta del dito al cono di cartone sul volto – Di un governo a cui continua a crescere perché sta raccontando delle frottole. Sta proponendo delle non-soluzioni, addirittura controproducenti». Nello specifico viene contestata la costruzione del ponte sullo Stretto voluto da Salvini, ministro delle Infrastrutture e trasporti, che «creerebbe una quantità di Co2 dieci volte superiore a quella annualmente prodotta dai traghetti che collegano la Sicilia alla Calabria». Ma il dito è puntato contro tutto il governo: «I ministri della Repubblica continuano a dichiarare che d’estate ha sempre fatto caldo e che lo scioglimento dei ghiacciai è dovuto a cicli naturali. È arrivato il momento di dire la verità e lasciare il paese dei balocchi».

IL SIMBOLISMO dietro Pinocchio, e la valenza che la sua storia ha acquisito sin dall’infanzia per ogni persona presente, crea una sorta di stasi tra attivisti, passanti, forze dell’ordine, vigili del fuoco. Tutti sorridono. «Quella di Pinocchio è una storia di emancipazione, anche noi vogliamo emanciparci da un governo negazionista», urlano i presenti.

La stasi dura ore, durante le quali gli attivisti riescono a mettere in atto diverse azioni performative. Si vestono da politici, seduti su alcune sdraio leggono la Gazzetta dei balocchi, scrivono per terra con dei gessetti: «giustizia climatica». Quando gli vengono confiscati continuano con la voce: «Estinzione? Ribellione!». Ricordano che la crisi ecologica tocca questioni come l’approvvigionamento idrico, la sicurezza, le migrazioni forzate. Bisogna quindi unire giustizia climatica e sociale.

MARGHERITA dopo essere portata giù dal palo della luce si sdraia a terra e si unisce al resto della protesta. «Da qui non mi muovo», urla con voce ancora affaticata dopo la scalata sotto al sole. Bruno la segue una volta sceso dal secondo palo: «Neanche io mi muovo». Alle loro spalle, ancora sulle scalinate del Mit, gli altri manifestanti li incoraggiano: «You are not alone», urlano all’unisono.

Dopo circa due ore e mezza dall’inizio dell’azione le forze dell’ordine si mobilitano: «Dove li portiamo? Sono troppi», commentano prima di avvicinarsi. L’atrio del palazzo in cui prima rimbombavano canzoni o cori, come quelle della fabbrica ex Gkn, ora ospitano rumori confusi e il clima diventa teso.

«HANNO INIZIATO sequestrando gli oggetti. Al mio amico hanno preso lo zaino a calci e ora alcune cose sono rotte», racconta Tommaso, si tocca il collo prima cinto dal lucchetto. Quando la polizia ha tentato di trascinarlo via ha gridato che il metallo gli faceva male «ma continuavano a tirare, ci minacciavano affinché dessimo loro le chiavi». Come molti dopo che viene spostato si risiede al punto di partenza. La persistenza è la chiave, quello che rende la disobbedienza civile qualcosa di più di un sit-in. E infatti ad alcuni non va giù. «Se rifai un passo ti tiro per il collo», commenta un agente. Poi arrivano le tronchesi.

A esprimere sostegno all’azione il presidente del Municipio Roma VIII Amedeo Ciaccheri e l’eurodeputato Massimiliano Smeriglio. Alla fine della lunga mattinata circa 40 attivisti vengono portati in questura mentre il Pinocchio di cartapesta rimane sul ciglio della strada: anche lui attende di conoscere la sua sorte. Nel lancio il naso si è rotto, non sembra più lungo come quello di un burattino, pare quasi umano.

CON LA GIORNATA di ieri la favola di Collodi è sembrata realtà almeno per un po’. I problemi della crisi climatica invece restano ancora, più tangibili che mai.