I giornalisti dell’agenzia stampa Agi terranno oggi un sit in in Piazza della Rotonda al Pantheon a Roma e organizzeranno la loro quinta giornata di sciopero contro la vendita della loro azienda da parte dell’Eni al gruppo di Antonio Angelucci, imprenditore delle cliniche private e parlamentare della Lega.

«Da settimane – sostengono i giornalisti dell’Agi – l’assemblea di redazione domanda all’editore di fare chiarezza sulla manifestazione di interesse pervenuta per il possibile acquisto dell’agenzia e chiede alle istituzioni come sia possibile che una società partecipata dello Stato possa cedere un suo ramo d’azienda – che percepisce fondi pubblici per le sue convenzioni – con una trattativa privata in assenza di un bando di gara a tutela della trasparenza dell’eventuale operazione».

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Una risposta alle domande dei giornalisti è stata data dall’Eni ieri. L’azienda ha ribadito quanto già sostenuto in precedenza, confermando indirettamente che l’Agi è in effetti in vendita. «È in atto un’interlocuzione preliminare e non esclusiva [con il gruppo Angelucci, ndr.]. La Compagnia naturalmente, come già avvenuto in molteplici occasioni nel passato, è pronta a valutare qualsiasi altra manifestazione di interesse che dovesse essere proposta da altri soggetti in questo momento».

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Nei giorni scorsi anche le istituzioni Ue hanno affrontato la vicenda, ricordando la recente entrata in vigore del Freedom Media Act. La delegazione degli eurodeputati del Pd ha inviato una lettera alla vicepresidente della Commissione Europea, Vera Jourová che è anche Commissaria Europea alla Trasparenza. «Più che un’acquisizione editoriale – hanno scritto – sembra trattarsi di una chiara operazione politica che porterà ad una preoccupante concentrazione dei media sotto il controllo politico. l’Eni, attuale editore dell’Agi, ha come azionista il Ministero dell’Economia, guidato da un ministro dello stesso partito politico di Angelucci. La Commissione chiarisca quali azioni intende intraprendere»