Una volta gli annunci «AAA» sui quotidiani avevano un seguito assai prevedibile: «… bellissima giovane ragazza, esotica, cerca amici…». Oggi i piccoli annunci che tenevano in piedi i bilanci dei giornali sono quasi scomparsi, però potremmo leggerne uno di questo tenore sui quotidiani romani: «AAA Assessore al Bilancio cercasi» seguito dal numero di cellulare del sindaco Virginia Raggi. Leggo infatti nell’informato articolo di una cronista politica della capitale: «…circolano le ipotesi più disparate. Economisti come Nino Galloni, magistrati come Mario Canzio, perfino figure vicine al PD come Francesca Balzani e Silvia Scozzese. Ma le manovre di avvicinamento, finora, sono sempre finite male (…) La ricerca si è spostata anche su professionisti che hanno già chiuso la carriera, pensionati che sulla carta non hanno nulla da perdere. Eppure anche lì, finora, è stato un buco nell’acqua».

Curioso no? Si penserebbe che il posto di assessore al Bilancio della capitale di uno dei dieci paesi più industrializzati del mondo, tre milioni di abitanti e miliardi di euro da amministrare, dovrebbe far gola a molti. Ci dovrebbero essere le notti dei lunghi coltelli per impadronirsi di questa casella-chiave nell’amministrazione Raggi. E invece no. Un buco nell’acqua dopo l’altro. Neppure i pensionati.

È una vicenda che dovrebbe far riflettere, ma non per le ragioni su cui battono ogni giorno i media filogovernativi (cioè tutti). Il problema non è l’incapacità della Raggi, le bizze della base grillina o i diktat del fondatore del movimento. Il problema è la completa assenza di una visione del mondo, da cui discende anche una impossibilità di avere criteri di scelta diversi da quelli del curriculum (preferibilmente lungo) e della fedina penale (obbligatoriamente vergine). Il M5S paga il prezzo di non avere un’ideologia (parola tabù, nell’era del neoliberismo).

Un’ideologia significa avere un pacchetto di idee, simboli, riferimenti culturali che orientano il programma di chi vuole fare politica. Se non c’è questo pacchetto tutto si equivale: l’avvocato dello studio Previti o l’ex assessore della giunta Pisapia a Milano pari sono. L’economista o il pensionato, il magistrato o il commercialista vanno bene lo stesso, purché non indagati. Nessuno chiede loro come utilizzeranno i miliardi di euro del bilancio, se daranno la priorità a pagare i debiti, a costruire case o a riempire le buche nelle strade.

Lavorare in centro o nelle periferie? Costruire una nuova linea di metropolitana o aumentare gli stipendi ai dipendenti? Aprire asili o assumere vigili urbani? Il 100% delle scelte di un Comune passa dall’assessorato al Bilancio, che deve trovare i soldi per qualsiasi cosa voglia fare Virginia Raggi. Se i soldi non si trovano le cose non si fanno.

E va da sé che l’onesto pensionato che non si è mai spinto al di là di piazza Fiume, né ha mai preso la linea B della metropolitana fino a Rebibbia, potrebbe essere sensibile alle necessità di chi vive verso il raccordo anulare però potrebbe anche non esserlo. Il culto della competenza e dell’onestà va benissimo ma ha purtroppo in comune con la filosofia neoliberista il disprezzo per la politica, dove per politica si intende agire nell’interesse di qualcuno, preferibilmente della maggioranza.

Non c’è competenza tecnica che risolva i problemi politici e credere a questa favoletta molto diffusa è il sintomo di una completa accettazione dell’ideologia dominante. Se il Movimento 5 Stelle facesse un pensierino su questo la sua ricerca di candidati accettabili per governare Roma sarebbe più semplice.