A Bologna s’avanza il ticket renziano per le primarie di giugno. L’assessore Alberto Aitini (Pd, di Base riformista) e la candidata di Italia Viva, Isabella Conti, ieri si sono presentati insieme a un banchetto di protesta dei ristoratori, sfoderando sorrisi a favore dei fotografi. «Ci stiamo confrontando sulla città, ci mettiamo all’ascolto, vero e autentico», spiega lei, soddisfatta di avere aperto una crepa tra i dem dopo che un altro assessore della giunta Merola, Marco Lombardo, si è già schierato con lei mettendo sul tavolo le proprie dimissioni dal partito.

E del resto per la sindaca di San Lazzaro, che si presenta da indipendente senza simboli di partito (ma sponsorizzata da Renzi in persona), l’unico modo per tentare di battere alle primarie il favorito Matteo Lepore è proprio intercettare voti della base Pd. Oltre che di mondi che non fanno parte del centrosinistra ma che potrebbero essere tentati dai gazebo per dare una botta al Pd. Il M5S, che sosterrebbe Lepore alle elezioni vere, in caso di vittoria di Conti uscirebbe dalla coalizione.

A Roma la situazione è sempre più in stallo. Carlo Calenda via twitter lancia un’ultima chiamata a Enrico Letta: «Continuano a parlare di far ritirare la Raggi e mettere Zingaretti. Sono 6 mesi che vanno avanti così», lo sfogo del leader di Azione. «Te lo propongo davvero per l’ultima volta: lascia stare le velleità di alleanza con i 5S e ritiro della Raggi, a Roma hanno fatto un disastro, non continuare a tirare per la giacca Zingaretti che non può far cadere la regione sotto Covid. Allontana Bettini, Astorre e Mancini e la loro classe dirigente. Facciamo una squadra di persone competenti e vinciamo al primo turno».

Letta in mattinata aveva detto al Pais cose assai diverse: «Calenda non potrà essere il candidato del centrosinistra se non parteciperà alle primarie». Durissima Monica Cirinà: «Calenda è un pasticcione, da lui abbiamo già preso una fregatura, due sono troppe».

Sullo sfondo, ma non troppo, resta l’ipotesi di ritiro di Virginia Raggi e candidatura di Nicola Zingaretti con un’alleanza tra centrosinistra e M5S (che sarebbe replicata per le elezioni anticipate in regione dove i due partiti sono alleati). Il governatore del Lazio ci sta riflettendo, i nodi sul tavolo sono tanti.

Lui spinge per Roberto Gualtieri, «un eccellente ministro del Tesoro», e spiega: «Vorrei continuare a fare il presidente della Regione per chiudere la campagna vaccinale». Ma le sue smentite sono sempre meno perentorie, tanto che Gualtieri- pur essendo le primarie già fissate per il 20 giugno- continua a non sciogliere la riserva.

A Napoli l’alleanza Pd-M5S è invece cosa fatta. Resta da scegliere il candidato in una triade composta – in ordine di probabilità- da Roberto Fico, Gaetano Manfredi e Enzo Amendola. Nel campo del centrosinistra pesano però le candidature già in campo di Antonio Bassolino e dell’assessora ai Lavori pubblici Alessandra Clemente, erede designata dal sindaco De Magistris, convinto che lei possa arrivare al ballottaggio.

Tra i dem c’è la speranza che, una volta tirato fuori il candidato, Clemente possa ritirarsi ed entrare nella coalizione. E si spera anche che alla fine sia Fico il candidato, il nome più forte per segnare una autonomia politica e culturale dal governatore De Luca.

A Torino infine il rebus resta intricato. Ieri il presidente uscente dell’ordine degli architetti Massimo Giuntoli ha incontrato a Roma Francesco Boccia, delegato del Pd agli enti locali. Ma Boccia parla di «un incontro come tanti altri, ancora non c’è una candidatura». E del resto di Giuntoli si era già parlato come possibile candidato del centrodestra. Cosa che non piace affatto ai dem locali.

L’alleanza col M5S è in forse. In campo per eventuali primarie ci sono già il capogruppo in Comune Stefano Lo Russo, Enzo Lavolta e l’ex assessora regionale Gianna Pentenero. Martedì summit tra Letta e i vertici locali del Pd. Il centrodestra ha già messo in campo l’imprenditore Paolo Damilano.