Dieci anni fa, il 20 febbraio 2006, moriva Luca Coscioni. Solo quel giorno gli italiani poterono conoscerne la storia. Dieci anni dopo, continuiamo a pagare il prezzo della negazione di conoscenza, che ha consentito a leggi oscurantiste di sopravvivere fino ad oggi.

Chi si imbatté in Luca rimase colpito dalla forza profetica di quel giovane ricercatore universitario malato di Sla, che parlava con il movimento degli occhi e chiedeva -da candidato alle elezioni online dei Radicali prima e da capolista della Lista Bonino poi- libertà di ricerca scientifica. Lo riconobbero 50 Premi Nobel, tra quali José Saramago, che scrisse: «Attendevamo da molto tempo che si facesse giorno, eravamo sfiancati dall’attesa, ma ad un tratto il coraggio di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito una forza nuova».

La forza di Luca era conoscenza. In Italia fu bloccato con il sabotaggio illegale del referendum sulla legge 40. Ma la campagna transnazionale, che finì per coinvolgere 100 Nobel e migliaia gli scienziati, ebbe successo, bloccando una convenzione Onu promossa dall’Italia e dal Vaticano per la messa al bando mondiale della clonazione terapeutica e ottenendo che il Parlamento europeo approvasse i finanziamenti alla ricerca sulle staminali embrionali.

Nonostante la negazione del diritto a conoscere, quella “forza nuova” ha continuato ad operare come un fiume carsico. Il radicale Piero Welby, malato di distrofia muscolare, coinvolgendo il mondo scientifico e giuridico, ottenne nel dicembre 2006 l’aiuto del medico Mario Riccio per distaccare il respiratore. A seguito della presentazione della nostra legge di iniziativa popolare nel 2013, oggi il Parlamento finalmente ha ripreso la discussione su testamento biologico e eutanasia.

Dopo il boicottaggio referendario del 2005, abbiamo aiutato le persone affette da malattie geneticamente trasmissibili a fare ricorso contro la legge 40, davanti ai tribunali nazionali e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ottenendo lo smantellamento di alcuni dei divieti previsti dalla legge: la produzione di più di tre embrioni e l’accesso alle indagini genetiche pre-impianto e il divieto di eterologa.

I successi ottenuti sono andati oltre l’Italia. La Corte Interamericana dei diritti umani ha condannato nel 2012 il Costarica, che proibisce la fecondazione assistita, per violazione dei diritti umani fondamentali: un precedente per la tutela della salute -in particolare delle donne e dei portatori di malattie genetiche- in tutto il mondo. La “forza nuova” di Luca Coscioni non si è esaurita, perché non era il coraggio isolato di una persona debole o disperata, ma era l’annuncio di un’antropologia fondata sulla libertà individuale invece che su obblighi “di natura”, sulla conoscenza invece che sul dogma .

Tra un mese, la Corte costituzionale deciderà sul divieto contro il quale si batté Luca e che il Parlamento non ha mai toccato nonostante l’opinione pubblica: quello di ricerca su embrioni destinati alla distruzione. Alcuni tra i massimi giuristi e scienziati -tra i quali Vladimiro Zagrebelsky, Patrizia Pompei, Gianni Baldini, Vitulia Ivone, Marilisa D’Amico, Elena Cattaneo, Michele De Luca, ne discuteranno giovedì 18 febbraio alla sala Santa Maria in Aquiro del Senato. La memoria di Luca è uno strumento utile per chi vuole creare un futuro di libertà.

*Associazione Luca Coscioni