Violenti scontri a Brasilia. Temer manda l’esercito in piazza
Crisi istituzionale Degenera la manifestazione organizzata ieri contro il presidente de facto: 150mila (con Lula) nella capitale per chiederne l'impeachment
Crisi istituzionale Degenera la manifestazione organizzata ieri contro il presidente de facto: 150mila (con Lula) nella capitale per chiederne l'impeachment
Scontri violenti con la polizia, sedi ministeriali in fiamme e l’ordine dato all’esercito dal presidente Temer di prendere posizione sull’Esplanada, il cuore del potere nella capitale Brasilia, a protezione delle istituzioni governative. È il drammatico epilogo del corteo che ieri aveva richiamato almeno 150.000 persone da tutto il Brasile per chiedere le dimissioni dello stesso Temer e lo svolgimento di elezioni dirette.
Il presidente «de facto», messo in sella dai poteri forti dopo l’impeachment contro Dilma Rousseff, lo scorso agosto, rischia di finire nello stesso modo e per le stesse accuse: corruzione. Inesistenti nel caso di Rousseff ma evidenti per gran parte del governo nato dal golpe istituzionale, e ora anche per chi lo dirige.
La Corte Suprema ha aperto un’inchiesta contro Temer per intralcio alla giustizia, dopo un audio in cui risulta coinvolto nel tentativo di comprare il silenzio dell’ex presidente della Camera, Eduardo Cunha, attualmente in carcere. Temer si difende gridando al complotto, e afferma che non intende rinunciare.
Intanto, L’Ordine degli avvocati brasiliano (Oab) ha chiesto l’apertura dell’impeachment per il «reato di responsabilità». Il documento sta per essere presentato alla Camera.
Il Psb, alleato di governo, si è sfilato dalla coalizione e ha chiesto a Temer di rinunciare. Anche il capo del suo partito, il Pmdb, ritiene che debba andarsene. Nella crisi politica e istituzionale che scuote il Brasile, il governo ha perso anche Sandro Mabel, assessore speciale di Temer, contro il quale sono state avviate indagini per corrusione e intralcio alla giustizia. Mabel si è dimesso adducendo motivi famigliari. È il quarto assessore del presidente ad andarsene in 5 mesi.
Secondo gli inquirenti, ex dirigenti di Odebrecht – il colosso delle costruzioni coinvolto nello scandalo sui fondi neri a Petrobras – avrebbero fatto donazioni illegali per sostenere la campagna elettorale di Mabel a deputato federale nel 2010. Ieri, a manifestare c’era anche Lula, gran favorito nei sondaggi per le presidenziali.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento