Il Ttip è stato definito da Occupy Wall Street «Nafta on steroids», ossia l’accordo nordamericano per il libero scambio (North American Free Trade Agreement) elevato all’ennesima potenza.

L’avversione per il Ttip da parte dei movimenti americani era prevedibile, a cominciare da Ows che fin da subito non solo si è scagliata contro, ma ha anche spiegato come sia un preciso dovere della base statunitense far sentire la propria voce contro l’accordo. «Questo tipo di scambio apporta benefici solamente all’1%» aveva scritto sul suo blog Robert Reich, docente di politiche pubbliche all’università di Berkeley. «Gli accordi commerciali di oggi in realtà dovrebbero essere chiamati accordi tra corporation globali – aveva specificato Reich – perché servono per lo più a proteggere le attività ed i profitti di queste società globali piuttosto che aumentare posti di lavoro e salari per gli americani. Questo nuovo tipo di accordi migliora soprattutto i profitti aziendali e finanziari, e spinge i salari verso il basso. Ecco perché le grandi aziende e Wall Street sono così entusiaste, è un affare gigante tra paesi responsabili per il 40 per cento dell’economia globale».

Tutte le anime del movimento Usa sono compatte nell’opporsi al Ttip, come Popular Resistence che pubblica sul proprio sito articoli ed analisi sulla direzione verso la quale questi trattati stanno andando oltre ad essere nelle piazze ogni qual volta c’è una manifestazione al riguardo, come quelle denominate «Global Solidarity for Global Justice! Stop Tpp & Ttip» che hanno sfilato nelle strade americane.

A divulgare e organizzare eventi pubblici di sensibilizzazione sulla pericolosità del Ttip, è Trade Justice Alliance, non un gruppo, ma come spesso accade negli Stati uniti, una coalizione di organizzazioni che lavorano insieme.

«Collaboriamo a livello nazionale ed internazionale nella produzione di risorse per gli attivisti – dice Sasha, volontaria di Trade Justice Alliance – Organizziamo webinar, pubblichiamo una newsletter informativa comprensiva dei vari eventi che riguardano questo argomento. Stiamo anche lavorando per costruire una rete di contatti locali ed organizzazioni affiliate. Loro sono una rete? Anche noi dobbiamo essere una rete».

La parte maggiore dell’attivismo non si sta sviluppando nelle piazze ma in un’operazione di informazione continua, partendo dall’idea che l’ignoranza è il miglior alleato del Ttip.

Avere una base a New York facilita nell’organizzazione di incontri pubblici. Pochi giorni fa, l’evento organizzato da Trade Justice Alliance è stato un dibattito presso la prestigiosa ed ultra progressista New School University, con Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia e la consulente legale di Medici senza Frontiere, Judit Rius. Altra associazione attiva al fianco dei movimenti di base è la non-profit Public Citizen, gruppo di difesa dei diritti dei consumatori e think tank con sede a Washington e ad Austin, in Texas.

Public Citizen concorda sulla pericolosità per i cittadini di un trattato che rende più facile per le multinazionali citare in giudizio i governi e portare tagli significativi agli standard ambientali e di sicurezza e su questo si ritrovano con le assemblee generali dei movimenti.