Il partito di estrema destra Vox, che nelle scorse settimane aveva sognato di entrare trionfalmente in un futuro governo in Spagna, ha dovuto fare i conti nelle ultime ore con la sua prima batosta elettorale.

Terzo partito più votato, anche se tallonato a poca distanza dalla sinistra di Sumar, ma il suo peso nel Congresso si è ridimensionato. Con il 12,4% dei voti ottiene 33 deputati, 19 in meno rispetto alle elezioni del 2019 (con il 15,2% ne aveva ottenuti 52).

Vox non aspirava alla vittoria, ma a essere indispensabile per il Partito popolare (Pp) nel raggiungimento di una maggioranza assoluta. Il problema di questa formazione è stato duplice: il suo risultato è stato deludente, ma anche quello del Pp è andato al di sotto delle aspettative dei popolari. La somma dei due è lontana dalla maggioranza.

IL LEADER DI VOX, Santiago Abascal, assaporava un possibile ingresso in un futuro governo da giugno. In quel mese, dopo le elezioni locali del 28 maggio, in tutta la Spagna erano nate molte coalizioni tra popolari e ultradestra, in numerosi comuni e regioni.

Dopo aver visto il suo partito entrare in tanti governi regionali e comunali, il leader ultraconservatore si vedeva già vicepremier in un governo della nazione. Sarebbe nato l’esecutivo più a destra dalla fine della dittatura di Franco, un elemento che sarebbe piaciuto molto alla premier italiana Meloni, in cerca di nuove alleanze internazionali di peso per spostare gli equilibri nelle istituzioni europee.

Tutto questo diventa ora molto difficile. La resistenza dell’elettorato progressista, probabilmente mobilitatosi proprio dopo aver visto nascere tanti governi locali con dentro l’estrema destra, ha riaperto i giochi.

A peggiorare il malumore di Vox all’indomani del voto è che le forze di sinistra (Psoe e Sumar), nonostante si fermino insieme a 153 deputati, hanno più chance di governare rispetto al blocco di destra grazie al possibile e potenziale appoggio dei partiti indipendentisti catalani e baschi, gli stessi che il partito ultraconservatore vorrebbe mettere al bando se riuscisse a governare.

«VOGLIO SOTTOLINEARE quella che è una cattiva notizia per tutti gli spagnoli – ha commentato il fondatore di Vox, Santiago Abascal, dopo i risultati – Nonostante Pedro Sánchez abbia perso le elezioni potrebbe formare governo con i voti del comunismo, dell’indipendentismo golpista e del terrorismo», ha aggiunto, riferendosi, come sua abitudine, alle forze alla sinistra del Psoe e ai partiti catalani e baschi.

La Catalogna è sempre stata la prima preoccupazione di Vox, che nasce nel 2013 come scissione del Pp in aperto contrasto con la linea di Rajoy, giudicata da Abascal troppo morbida con gli indipendentisti.

Nel programma di Vox c’è anche, oltre alla sospensione dell’autonomia della regione catalana, lo smantellamento dello stato delle autonomie esistente dagli anni ’80. La nascita di un governo di sinistra grazie a forze regionali sarebbe quindi il peggior incubo per la formazione sovranista.

NON ENTRANDO in un governo nazionale, rischia di perdere rilevanza e vedersi fagocitato poco a poco dal Pp, possibilità ancora più concreta se alla guida del principale partito conservatore spagnolo arrivasse in futuro Isabel Díaz Ayuso, presidente della regione autonoma di Madrid dal 2019. Ayuso è stata in questi anni una sorta di leader parallela del Pp, che da presidente della regione della capitale ha portato avanti una guerra frontale con il governo centrale, riuscendo a stravincere peraltro per ben due volte le elezioni regionali (nel 2021 e nel 2023).

Il suo carisma e il suo «trumpismo alla madrilena» potrebbero diventare in futuro un problema per gli uomini di Abascal, togliendogli voti, proprio come accaduto nella regione madrilena.

La perdita di deputati per Vox ha anche conseguenze più immediate. Il partito di estrema destra non potrà più fare ricorsi di incostituzionalità presso la Corte costituzionale e neanche presentare mozioni di sfiducia al governo (ne ha presentate due dal 2019 a oggi). Viene meno quindi un’arma che era stata usata più volte dal partito ultraconservatore.