Da che parte andranno i «voti del cielo» il 4 marzo? In tutte le direzioni: centro, destra e sinistra. Come avviene dal post Concilio e soprattutto dagli anni ‘90, da quando la Democrazia cristiana – il partito cattolico con imprimatur ecclesiastico – non esiste più.

Nel ventennio berlusconiano le simpatie dei vescovi viravano prevalentemente a destra, come ha confessato il leader di quella stagione, il card. Ruini (presidente Cei 1991-2007), recentemente intervistato dal Corriere della Sera: «Finita l’unità politica dei cattolici, il centrodestra ha avuto probabilmente più successo del centrosinistra».

Ultimamente il matrimonio Chiesa italiana-destra è andato in crisi – ma non si può parlare di divorzio, che del resto santa romana Chiesa non ammette –, sia per l’arrivo di papa Francesco che ha ridimensionato il peso pubblico dei «principi non negoziabili» (vita, famiglia, scuola cattolica), in passato branditi come mannaia per separare centrodestra da centrosinistra; sia perché, con buona pace dell’ex Cavaliere, l’egemonia del centrodestra appartiene sempre più ai fascio-leghisti alla Salvini, in guerra permanente contro gli immigrati. Un punto su cui persino la Cei non fa sconti: «Bisogna reagire a una cultura della paura che non può mai tramutarsi in xenofobia», ha detto il presidente dei vescovi, card. Bassetti, un mese fa.

Ma non è il preludio a un fidanzamento con il centrosinistra a trazione più gentiloniana che renziana, come ha chiarito lo stesso Bassetti al Consiglio episcopale permanente: «La Chiesa non è un partito e non stringe accordi con alcun soggetto politico», elenca le proprie priorità – sostegno a natalità e famiglia, soldi alla scuola cattolica, difesa della vita, lotta a povertà e disoccupazione, accoglienza dei migranti –, saranno i partiti a realizzarle o meno.

Strategia non nuova: in un sistema in cui nessuno può esibire patenti di cattolicità rilasciate dalle gerarchie ecclesiastiche, tutti offriranno qualcosa.

Dichiarazioni di voto esplicite non ve ne sono. La base si muove in tutte le direzioni, anche se il centro – sponda sinistra e sponda destra – sembra la direttrice maggioritaria e l’area M5S quella meno attraente.

Il cattolicesimo-democratico resta ancorato all’orbita del Partito democratico. «Riteniamo fondamentale mettere al centro il lavoro, i giovani, l’equità, una crescita sostenibile, le attese delle famiglie e delle persone in difficoltà, la formazione e la cultura, la lotta al malaffare e alla corruzione, la valorizzazione dei “nuovi italiani”, l’integrazione (e non la cacciata) dei migranti», dichiarano le associazioni cattolico-democratiche della rete C3dem (Costituzione, Concilio, Cittadinanza) – in cui confluiscono molti ex dirigenti e aderenti all’Azione cattolica, al movimento dei laureati cattolici (Meic), alla Fuci, ai Cristiano-sociali – che chiedono anche «un forte rilancio del progetto d’integrazione europea, di fronte a un anti-europeismo dilagante, a tentazioni di isolamento, chiusura, sovranismo».

Il Pd pescherà bene anche nello scoutismo: è finita la luna di miele di quattro anni fa, quando l’allora neo presidente del consiglio scout Matteo Renzi fu invitato a parlare alla Route nazionale dell’Agesci (il raduno degli scout cattolici di tutta Italia), ma il vincolo della promessa scout del segretario del Pd (e della piddina ministra della Difesa Pinotti) mantiene ancora la propria forza.

Guardano al centro, con un po’ di strabismo verso destra, molti ciellini: Renzi e Gentiloni (che ha aperto lo scorso meeting di Rimini) hanno perso pezzi a sinistra conquistando parte del popolo di Cl, ma il richiamo della foresta di Forza Italia resiste.

Vanno più decisamente a destra i cattolici dei «valori non negoziabili», delle «radici cristiane», dei Family day. «Chiediamo di considerare il tema della natalità e delle politiche familiari come priorità», esorta il Patto per la natalità del Forum delle associazioni familiari guidato da Gigi De Palo, già assessore capitolino alla famiglia della giunta Alemanno.

Vanno a destra i non pochi «cattolici della domenica», «atei clericali» e fascio-cattolici, allergici al «terzomondismo» di papa Francesco e alla «invasione» degli immigrati: a loro, più che alle gerarchie, si è rivolto sabato, a piazza Duomo Salvini, giurando sui Vangeli armato di corona del rosario.

Ci sono anche cattolici che guardano a sinistra. Minoranze organizzate e impegnate nel sociale: le associazioni che hanno firmato il manifesto per una nuova politica sulle migrazioni (abrogazione reato clandestinità, cittadinanza, diritto di voto alle amministrative); Pax Christi che respinge le «missioni di pace» all’estero (vedi Niger) e chiede forte impegno per il disarmo; la Comunità di base di san Paolo con il suo decalogo antifascista di impegni su pace, giustizia e ambiente.