Omicron recede, la libertà incede. Ieri il governo Johnson ha eliminato le restrizioni anti-Covid rimanenti in Inghilterra, riportando le lancette del paese indietro di due d’anni quasi esatti. Dopo oltre 18 milioni e mezzo di casi, e oltre 160mila vittime, è il primo paese al mondo a farlo. Scozia e Galles non si aggregano.

Via ogni residua restrizione, compreso, da domani, l’obbligo di autoisolarsi in caso di tampone positivo. Finisce la pratica gratuita di test molecolari, come anche la fornitura di quelli antigenici: su questo c’è stato uno scontro tra Sajid Javid, il ministro della Sanità, e il ministro delle Finanze Rishi Sunak per questioni di soldi (che Sunak occupi il posto di Cancelliere che era di Javid dopo la di lui defenestrazione mesi addietro è naturalmente una banale coincidenza). E finiscono il tracciamento dei contatti e i sussidi per le quarantene. Dal primo aprile cesserà la pratica dei tamponi gratuiti anche per chi ha sintomi, con l’esenzione per gli anziani. Continuerà il monitoraggio statistico della curva dei contagi.

Al primo segnale negativo, pronti a rimettere tutto in discussione, si è premurato di aggiungere Johnson. Ma per ora, l’avanzato procedere della vaccinazione, (oltre il 71% degli adulti con terza dose, il 93% degli ultrasettantenni), il calo dell’infettività (meno di cinquantamila nuovi casi al giorno), dei ricoveri (meno di diecimila e in calo) e delle morti – non ultimo il suo impellente bisogno di distogliere l’attenzione dai suoi problemi penali – hanno indotto il premier a fare il grande passo. Che è stato ribattezzato living with Covid, annunciato e poi discusso in aula ieri pomeriggio non senza un certo ritardo – dovuto a discussioni dell’ultimo minuto tra i succitati Javid e Sunak – e ri-annunciato poi in serata alla nazione via conferenza stampa. Una decisione che, con diabolica sincronia, veniva resa nota poche ore dopo l’annuncio della positività della novantacinquenne monarca, che fortunatamente presenta sintomi lievi, ha «continuato a lavorare» e alla quale è andato il deferente saluto e augurio del premier.

Il paese si appresta dunque a «vivere con il Covid»: un altro modo di chiamare l’immunità di gregge. In aula, Johnson non si è peritato di sottolineare il «primato» del paese che ha vaccinato e aperto prima di tutti, come anche la scelta di non imporre draconiane misure alla cittadinanza preferendo contare sul senso di responsabilità dei singoli. L’altro più lugubre primato, quello delle morti che nel mondo vede la Gran Bretagna seconda solo agli Usa, l’ha sorprendentemente taciuto. Ma anche se il gregge si sta immunizzando, il pastore non può tirare un sospiro di sollievo. Non solo per via del problemino delle feste in giardino, che potrebbero ancora fargli saltare la poltrona, ma per i rischi di «recidiva», ricordati da svariati esperti universitari. L’organismo di virologi che consiglia il governo raccomanda comunque una quarta dose per gli over-75 e i più vulnerabili.

Ci sono poi le implicazioni del cessato obbligo di isolamento. È sostituito da un «consiglio» a chi risultasse positivo di imporsi la quarantena, consiglio che ovviamente è a discrezione del destinatario se seguire o meno.

Migliaia di consigli non seguiti ed ecco che il rischio che il contagio riprenda slancio tornerebbe palpabile. Nelle parole del professor Anthony Costello ai microfoni della Bbc: «Il problema del ritiro delle restrizioni legali è che stiamo dicendo non solo alla nostra popolazione, ma al mondo intero che non c’è veramente nulla di cui preoccuparsi, che è tutto finito quando in realtà non è così».

Si chiude comunque una fase tragica nella storia del paese: la prima vittima ufficiale del Covid in Gran Bretagna era stata fatta registrare a Reading, il 5 marzo di due anni fa: una donna settantenne.