Donald Trump ha messo il veto alla risoluzione bipartisan del Congresso di interrompere l’intervento Usa in Yemen, togliendo così l’appoggio all’Arabia Saudita; questo è il secondo veto della presidenza del tycoon, andata avanti senza intoppi, fino a che il Congresso era in mano solo ai repubblicani.

Trump ha giustificato il veto dicendo che rappresentava una decisione «non necessaria, un tentativo pericoloso di indebolire la mia autorità costituzionale mettendo a rischio le vite di cittadini e militari americani, ora ed in futuro». Il Congresso aveva passato la risoluzione ricorrendo a una legge federale dei tempi della guerra in Vietnam, il War Powers Act, che consente al Congresso di chiedere al presidente di terminare le operazioni militari se queste non hanno l’autorizzazione delle Camere.

La decisione sullo Yemen era passata al Senato (a maggioranza repubblicana) con 54 voti favorevoli e 46 contrari, e poi ratificata dalla Camera (a maggioranza democratica) con 247 sì e 175 no; in realtà questo voto esprimeva anche un distanziamento del Congresso dalle posizioni di Trump troppo vicine all’Arabia Saudita, viste come scomode in special modo dopo l’uccisione del giornalista saudita, collaboratore del Washington Post, Jamal Khashoggi nell’ambasciata di Riyadh a Istanbul.

Gli Stati Uniti, quindi, continueranno il loro impegno militare in Yemen, dal supporto logistico all’esportazione di armi.
«Sono deluso, ma non sorpreso», ha dichiarato il senatore socialista Bernie Sanders, dopo che il giorno prima del veto, rivolgendosi dalle telecamere di Fox News, aveva esortato Trump a firmare la risoluzione. Trump ha trascorso gran parte del giorno seguente denigrando Sanders e la sua partecipazione al dibattito su Fox News, dando a Capitol Hill la sensazione che il veto, anche con l’appoggio repubblicano, fosse in arrivo.