Tamburi, colori e tanta determinazione. La comunità Glbti (gay, lesbiche, bisessuali, trans e intersessuali) è tornata in piazza domenica in Venezuela nelle principali città del paese. Nella capitale, Caracas, ha sfilato da Zona Rental a Palazzo Miraflores. Obiettivo, consegnare un documento, sia al presidente Nicolas Maduro che alla Fiscal General, Luisa Ortega Diaz. Una serie di proposte per lo sviluppo di leggi e politiche pubbliche che garantiscano la piena uguaglianza legale delle persone Glbti.

In particolare, si chiede a Maduro la creazione della Mison Igualdad, che dia connotazione specifica ai progetti sociali e rimuova gli ostacoli che si incontrano nel sistema educativo, sanitario, nel lavoro o nell’assegnazione delle casi popolari. I collettivi non eterosessuali vogliono, per esempio, che la Mision vivienda (il vasto piano di assegnazione alloggi messo in campo dal governo socialista) consideri le famiglie omoparentali, e propongono che la Mision identitad tuteli «le compagne trans affinché ottengano documenti legali e nome in base all’identità di genere percepita».

Il documento sollecita anche la creazione dell’ufficio per la Sexodiversidad, annunciata nel 2013 da Gabriela Ramirez, a nome della Difensoria del Pueblo. Alla Fiscal general, i movimenti propongono la formazione di una speciale Procura di prossimità per la popolazione Glbti, nel solco di quelle già esistenti contro la violenza di genere e che, in un’ottica di ascolto e prevenzione, hanno notevolmente abbassato il tasso di violenza sulle donne. In questo caso, l’organismo dovrebbe accogliere denunce su violazioni dei diritti umani nei confronti della comunità «sexo-genero diversa», particolarmente vulnerabile nelle società omofobiche come sono quelle latinoamericane. Leandro Viloria, militante dell’Ejercito Emancipador, ha spiegato: «Abbiamo proposto che la categoria di femminicidio venga applicata anche alle donne trans e, per estensione, alle persone gay che siano discriminate e violentate per via della propria sessualità. Quindi abbiamo bisogno che esista una sanzione specifica per i crimini di odio motivato dall’orientamento sessuale».

La principale richiesta inoltrata è quella del matrimonio «Civil Igualitario». Il 31 gennaio di quest’anno, la comunità ha consegnato all’Assemblea nazionale un progetto di legge, discusso e approvato da oltre 40 collettivi in tutto il paese, e sostenuto da 21.000 firme. E ieri, il Parlamento bolivariano ha fatto sapere che la Commissione permanente di politica interna ha designato un tavolo di lavoro per discutere le proposte Glbti.
L’articolo 21 dell’avanzatissima costituzione della Repubblica bolivariana, approvata dopo un’Assemblea costituente all’arrivo di Hugo Chavez al governo (1988), parla chiaro: stabilisce il riconoscimento pieno di tutti i cittadini senza distinzione di razza, sesso, credo o condizione sociale. Numerosi altri capitoli (2,3,19,20 e 62) definiscono un modello di democrazia partecipativa e «protagonica» conforme allo Stato sociale di diritto e giustizia alfine di garantire la libera realizzazione della personalità e l’uguaglianza di fronte allo Stato. E il Plan de la Patria 2013-2019 (il programma di governo che disegna le linee strategiche e l’agenda politica del socialismo bolivariano) contempla obiettivi che rispondano alla necesità di attuare politiche e leggi per la comunità «sexo-genero diversa».

I movimenti Glbti richiamano anche l’articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni unite, che condanna violenze, abusi e discriminazioni esercitate nei loro confronti. Il matrimonio «civil igualitario», sottolineano, consentirebbe allo Stato venezuelano di proteggere tutte le famiglie, senza discriminazione di identità e di orientamento sessuale, conferendo loro il pieno riconoscimento giuridico, necessario riparo di fronte alla situazione di vulnerabilità. Attualmente, sarebbero oltre 6.000 i nuclei familiari favoriti dalla legge.

L’unico ostacolo è costituito dall’articolo 44 del Codice civile che consente il matrimonio solo fra un uomo e una donna. La proposta di legge ne prevede perciò la modifica. «Non chiediamo il diritto ad accedere a un’istituzione come il matrimonio, ma i benefici che implica e dai quali siamo esclusi», ha dichiarato Katherine Castrillo, dell’Alianza Sexo-Genero Diversa Revolucionaria. E ha messo in risalto la «grande visibilità» ottenuta dalla comunità Gblti durante 15 anni di governo socialista.

In diverse occasioni, il presidente Nicolas Maduro è intervenuto ai raduni Gblti, innalzando la bandiera multicolore. E ha rigettato le battute sessuali contro il suo ex avversario Henrique Capriles: «Non siamo un governo omofobico», ha detto. Diversi ministri e deputati chavisti hanno firmato la proposta di legge. E domenica erano in piazza con i movimenti che considerano centrale «la lotta contro il patriarcato e il capitalismo, per il diritto al lavoro, alla pace e alla non-violenza per la diversità sessuale; e per la creazione di «Centri comunitari Glbti nella costruzione dello Stato comunale». Il 17 maggio scorso, Caracas è stata dichiarata «territorio libero dall’omofobia».

Un’inchiesta fra i banchi dell’opposizione indica invece che oltre il 70% dei deputati, è contrario al matrimonio «civil igualitario».