Venezuela, attacco al Parlamento. Deputati feriti. Questi i titoli dei media internazionali. Gli articoli descrivono l’aggressione, a calci e bastoni, ai deputati di opposizione da parte di gruppi chavisti – “i collettivi” – nel giorno dell’Indipendenza nazionale (6 luglio). Seguono immagini di parlamentari insanguinati e video di scontri, dentro e fuori l’Assemblea nazionale, governata a maggioranza dalla Mesa de la Unidad Democratica (Mud). A immediato corredo, i twitter di Rajoy, Tajani e di Almagro (Segretario generale dell’Osa), che condannano “la dittatura”.

Altri video, immagini e testimonianze (per esempio il servizio della televisione comunitaria tvs pueblo, visibile in you toube, o la iguana tv), mostrano l’antefatto e il seguito. La mattina presto, sia l’opposizione che l’Esecutivo, hanno usato il grande Salon Eliptico, che è sotto la giurisdizione del Ministero degli Esteri, per commemorare i 206 anni dalla firma dell’Indipendenza. A una cerimonia, insieme a storici e personaggi della cultura, ha partecipato anche il vicepresidente Tareck El Aissami. Si è ricordato la rivolta dei neri e la rivoluzione sociale di Ezequiel Zamora e dei suoi contadini senza terra. Da qui, il richiamo al potere popolare, alle comunas e all’Assemblea nazionale costituente, lanciata da Maduro, che verrà eletta il 30 luglio.

I chavisti si sono ritirati subito dopo le 9 senza nessun incidente. I deputati di opposizione hanno a loro volta realizzato l’atto cerimoniale nello stesso salone. Per l’occasione, Julio Borges – presidente dell’Assemblea considerata illegale dal Tribunal Supremo de Justicia per aver confermato tre deputati fraudolenti – ha rinnovato un appello al golpe alle Forze armate: chi si ribella “al dittatore” – ha detto – verrà graziato. Nel frattempo, centinaia di chavisti hanno continuato a manifestare nei dintorni del Parlamento. Poco dopo mezzogiorno, un gruppo armato di bastoni ha fatto irruzione in Parlamento. Ci sono stati scontri e un assedio di diverse ore, risolto dalla mediazione del Defensor del Pueblo, Tareck Saab. Si contano 10 feriti, 5 deputati e tre chavisti, uno dei quali gravi, e due impiegati.

Nel servizio di Tvs pueblo si sente la reporter chiedere: «Perché chiudete la porta al popolo?». Dall’interno, partono delle detonazioni. Il video di Tvs pueblo mostra un militante ferito, la giornalista comunitaria raccoglie il suo racconto che accusa il deputato di estrema destra Freddy Guevara e gli agenti di Polichacao di aver sparato con pistole da 9mm: la polizia municipale di Chacao, municipio governato dall’opposizione e da un sindaco oltranzista, Ramon Muchacho, già attivo nelle proteste violente del 2014. In quelle che da oltre 90 giorni devastano il paese, Muchacho ha fornito i camion della nettezza urbana per scaricare i rifiuti utilizzati nei roghi degli squadristi.

Un altro manifestante mostra il sangue che ha sui vestiti. E’ quello di un giovanissimo dirigente chavista, portato via dall’ambulanza perché gravemente ferito alla coscia da un proiettile: «Resisti, presidente, vai avanti, stiamo con te fino all’ultimo», dice con voce flebile alla reporter che lo ha seguito sull’ambulanza. Su Iguana Tv si vede il ragazzo a terra e la ferita che gli ha squarciato la gamba. E gli scontri, dentro e fuori il Parlamento che le Forze armate hanno cercato di contenere (poco, secondo le destre). Il presidente Maduro e il generale Padrino Lopez, ministro della Difesa, hanno condannato le violenze «da qualunque parte provengano» e invitato nuovamente al dialogo.

In un video che egli stesso ha diffuso su internet, un volto noto della Televisione pubblica venezuelana, Oswaldo Rivero, ovvero Cabeza de Mango, presentatore del programma «Zurda Konducta», ha rivendicato la reazione chavista: «Ci assumiamo la responsabilità storica di quello stiamo facendo. Siamo qui per protestare contro quelli che nascondono il cibo e commettono atti terroristi», ha detto. Anche il giornalista Luis Hugas, che ha pubblicato il video su La Iguana è stato accusato di aver partecipato agli scontri.

La Mud è un grumo di frazioni oligarchiche gestite da interessi sovranazionali, che va dall’estrema destra a qualche esteta del conflitto purchessia. Il chavismo è un combinato di culture politiche messo in forma dal Psuv e dal suo “socialismo umanista”: ma fino a un certo punto. La reazione di Rivero interpreta il sentimento di molta base chavista, stufa di porgere l’altra guancia e critica anche verso quella “boliborghesia” (borghesia bolivariana) accusata di voler mediare con le destre per difendere i propri privilegi. Una base che costruisce le comuni e l’autogoverno e spinge verso “lo stato dei soviet” a cui dovrebbe preludere l’Assemblea nazionale costituente lanciata da Maduro e programmata per il 30 luglio.

Una proposta respinta in blocco sia dalle destre che dal cosiddetto “chavismo critico”, animato da alcuni ex politici di governo non più riconfermati nell’incarico. Un campo che si appella alla regola ma senza progetto, che però non sembra volersi spingere fino all’abbraccio mortale con una destra sempre più violenta, golpista e aggressiva, decisa a far tabula rasa di tutte le conquiste sociali del chavismo.

Nella Mud, gli oltranzisti spingono per “un governo di transizione” che disconosca quello legittimo e intanto elevano il livello di violenza fino alla guerra civile o al colpo di Stato. Per il 16 luglio hanno anche organizzato un referendum, privo di legittimità politica, ma utile a intorpidire le acque di uno scontro di poteri ormai al culmine.

Su questo, vale tornare sulla riflessione dell’intellettuale spagnolo Alfredo Serrano che, a proposito della violenza delle destre, scrive: «Non cercano di vincere le elezioni, ma di distruggere interamente un paese con tutti i suoi abitanti. Una minoranza dell’opposizione ha deciso di abbandonare definitivamente la politica. L’obiettivo è quello di interrompere la vita democratica del paese senza badare al costo, sia economico che umano. Ammazzano, bruciano, golpiscono, saccheggiano: la violenza all’ennesima potenza affinché la quotidianità smetta di esistere. Queste pratiche fasciste sono ingiustificabili. Gli errori che il governo ha potuto commettere o le divergenze che molti possono avere con questa o quella decisione presa non possono servire da scusa perché queste azioni violente si impongano come pratica quotidiana. Non c’è ragione per assassinare, perseguire o insultare chi pensa diversamente. Questo sta accadendo in Venezuela per colpa di un minuscolo gruppo di opposizione che, in nome della democrazia e della libertà paradossalmente sta instaurando un regime di paura…»