Delinquenza organizzata o paramilitarismo orientato? Da tempo, il governo bolivariano denuncia l’escalation di violenza con modalità anomale che falcidia il Venezuela.

E a cadere sono quasi sempre alti quadri militari, politici o leader sociali. Una realtà documentata da numerose inchieste indipendenti e dalle confessioni di alcuni capi paramilitari colombiani, reo confessi per uscire prima dal carcere con gli sconti di pena nel loro paese. Le mafie invadono soprattutto i quartieri popolari, occupano le case assegnate dal governo e impongono i loro traffici, prevalentemente armi e droga.

Ieri, una mattanza fra bande rivali, avvenuta sabato, ha oltrepassato i confini dei media nazionali. Undici persone, tra le quali vi erano anche tre minorenni, e una delle quali era di nazionalità colombiana, sono state uccise nello stato di Trujillo (nel nord-est del paese) da un gruppo di uomini armati, arrivati sul posto – ha comunicato il Ministerio Publico – a bordo di automobili e motociclette.

Un altro episodio criminale, avvenuto sempre sabato ma nel quartiere Santa Monica, a Caracas, non ha però trovato spazio sui media stranieri: l’uccisione di Félix Velasquez, ex comandante della Milicia Nacional Bolivariana durante i governi Chavez, che viaggiava con la nipotina. Ieri, vi sono stati alcuni arresti. Risultano implicati agenti della Polizia di Chacao, un bastione dell’opposizione che si trova nello stato Miranda, fulcro delle violenze di strada provocate dai gruppi oltranzisti nel 2014. Le indagini hanno portato all’arresto e all’uccisione di numerosi pericolosi ricercati, sospettati di diversi omicidi, alcuni dei quali considerati “operazioni di sicariato” con intento politico. Ieri, durante i funerali di stato di Velasquez, il presidente Nicolas Maduro ha nuovamente denunciato la strategia destabilizzante che si cela dietro gli omicidi mirati.