Il Vaticano e la Unasur hanno ufficialmente aperto il dialogo tra il governo di Nicolas Maduro e l’opposizione venezuelana. Una cospicua parte delle destre, però, ha disertato il tavolo, nonostante il cambio di sede ottenuto: a Caracas anziché sull’Isola Margarita. E anche le componenti più collaborative, a partire dal coordinatore della Mesa de la Unidad democratica (Mud), Jesus Torrealba e dal governatore dello stato Lara, Henry Falcon non hanno annullato l’agenda di protesta lanciata contro il governo.

L’ex candidato presidenziale, Henrique Capriles, del partito Primero Justicia, è stato il primo a sconfessare il Vaticano, sostenendo di aver appreso del dialogo solo dai media. Il partito Voluntad Popular, di Leopoldo Lopez ha dichiarato la propria indisponibilità. E sabato scorso, 15 partiti della Mud hanno pubblicato un documento in cui snobbano l’intervento di Bergoglio. A leggere il comunicato è stato proprio il coordinatore Torrealba: «Non ci sono le condizioni per il dialogo», scrivono i 15. E chiedono la partecipazione dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), il cui Segretario generale, Luis Almagro, invoca da tempo l’applicazione di sanzioni al Venezuela. Il mantra ripetuto dalle destre e assunto da Almagro è quello che in Venezuela esista una crisi umanitaria e che occorra inviare «aiuti». L’analisi della Cepal è invece opposta: il Venezuela non è affatto in crisi umanitaria e continua a onorare tutti i suoi debiti.

Quella dell’ambivalenza e del doppio binario (da una parte un dialogo di facciata, dall’altra l’eversione) è d’altronde una costante dell’opposizione venezuelana, in lotta per il potere e per l’imprimatur dei grandi padrini internazionali. Il Parlamento governato dall’opposizione insiste a discutere l’impeachment contro Maduro, benché l’istituto non sia contemplato nella costituzione venezuelana e nonostante il Tribunal Supremo de Justicia (Tsj) consideri il Parlamento in situazione di illegalità, per aver incorporato arbitrariamente 4 deputati sotto inchiesta per frode e non abilitati il 6 dicembre. E rimane in piedi l’appello a manifestare il 3 novembre e a infrangere il divieto di marciare fino al palazzo presidenziale di Miraflores.

La tensione è salita ulteriormente dopo la decisione di diversi tribunali di invalidare per frode la seconda fase della raccolta di firme per il referendum contro Maduro, che l’opposizione vorrebbe imporre entro quest’anno, a dispetto delle tappe previste e delle illegalità compiute. Per le destre oltranziste, comunque, anche la via del referendum – imboccata in ritardo – era un obiettivo di facciata. Quello vero, rimane il medesimo: cacciare con la forza Maduro e farla finita con «la transizione al socialismo», messa in moto da Chavez quasi 18 anni fa. L’arresto di un consigliere comunale che custodiva un arsenale e diverse intercettazioni, confermano l’agenda violenta, che ha già provocato un morto e alcuni feriti tra i poliziotti, l’attacco a sedi di partito (come quello Comunista) e alle istituzioni pubbliche.

Per bypassare anche la sorda opposizione della chiesa venezuelana, che si è fatta sentire ancora in questi giorni, Bergoglio si è affidato al vescovo argentino Emir Paul Tscherrig. E a iniziare i colloqui a Caracas c’era monsignor Claudio Celli. Il vescovo ha ricordato che «una nazione democratica si regge su leggi e istituzioni che vanno rispettate e difese sia dai poteri pubblici che dalla opposizione». Maduro ha porto la mano alla controparte e sottoscritto le tappe del dialogo: il primo tavolo, «Pace, rispetto dello Stato di diritto e sovranità nazionale», sarà coordinato dall’ex premier spagnolo José Zapatero. Il secondo, coordinato dall’inviato del Vaticano, tratterà di «Verità, giustizia, diritti umani e riconciliazione». Il terzo, che si occuperà di temi economico sociali sarà coordinato dall’ex presidente dominicano Leonel Fernandez, mentre il suo omologo panamense, Martin Torrijos, coordinerà le conversazioni su «cronogramma elettorale e generazione di fiducia fra le parti».

E il segretario di Stato Usa, John Kerry ha inviato in Venezuela il suo numero due, Thomas Shannon, che arriverà domani.