Un altro femminicidio, ieri alle 3 del mattino, sul lungomare di Acitrezza, una zona molto frequentata della costa catanese: un uomo di 38 anni, Antonino Sciuto, ha ucciso la ex fidanzata Vanessa Zappalà, 26 anni, sparandole alla testa dopo averla inseguita in mezzo alla folla. Lui poi si è tolto la vita impiccandosi in un casolare di famiglia poco distante.

Un delitto che forse si poteva evitare. Due mesi fa Sciuto era stato arrestato per stalking ai danni di Vanessa, poi liberato con un divieto di avvicinarsi. Ma non è servito a nulla. I familiari e i vicini di casa raccontano che lui era sempre lì intorno, «l’aspettava per ore, la insultava». Il suo profilo Facebook conteneva addirittura una foto di un uomo e di una donna di schiena su un terrazzo: lui le punta la pistola alla tempia e sulla schiena ha la scritta «I love you».

Vanessa però non si sentiva in pericolo: «Tranquilla, non mi fa niente, è soltanto geloso…», aveva detto a un’amica preoccupata. E tentava di continuare la sua vita nel modo più normale possibile: il lavoro in un panificio, la famiglia, gli amici. Così la notte tra domenica e lunedì: lei aveva passato la serata a Acitrezza con gli amici, poi alle 3 del mattino è comparsa una 500 rossa: a bordo c’era Sciuto, armato, l’ha inseguita, lei ha tentato di fuggire ma lui l’ha afferrata per i capelli. Uno dei colpi di pistola l’ha colpita alla testa, Vanessa è morta sul colpo, un altro ha ferito di striscio una sua amica.

Subito sono scattate le ricerche: l’uomo è stato trovato nel pomeriggio in un casolare, di proprietà di un suo familiare, nelle campagne di Trecastagni, il paese dove viveva la vittima. Sulla parete ha lasciato la scritta di scuse «vi voglio bene» rivolta ai genitori e ai suoi figli, ma nessun accenno a Vanessa. A trovare il corpo sono stati i carabinieri che avevano scoperto la Fiat 500 utilizzata per commettere l’omicidio. La vettura era stata presa a noleggio e all’interno sono stati trovati altri 28 proiettili.

«Lui stava sempre davanti a casa nostra», racconta il padre di Vanessa. «Voleva fare il padre padrone». L’8 giugno Sciuto, separato e padre di due figli, era stato arrestato per stalking, dopo la denuncia di Vanessa. «In linea con la Procura di Catania – ricostruisce il colonnello Piercamine Sica, comandante del Reparto operativo del comando provinciale di Catania – era stato posto ai domiciliari ed è stato scarcerato dal gip che aveva disposto nei suoi confronti la misura cautelare del divieto di avvicinamento».

«È impensabile che pluri-denunciati aggressivi, già consegnati agli arresti domiciliari per la loro pericolosità, manifestata addirittura sui social con deliranti messaggi di morte, restino in circolazione senza controllo», commenta la ministra Mara Carfagna. «Il pericolo di reiterazione del reato è, nei nostri codici, uno dei motivi che giustificano l’arresto anche in attesa di giudizio: sia applicato ovunque una donna segnala un concreto rischio, ovunque ci siano precedenti che fanno temere per la sua incolumità, e si utilizzi su larga scala il braccialetto elettronico per controllare gli stalker ai domiciliari».