L’obiettivo del sindaco Bill de Blasio di vaccinare completamente 5 milioni di newyorkesi entro giugno sembra essere a portata di mano. In città sono già state somministrate oltre 2 milioni di dosi e con l’arrivo del terzo vaccino di Johnson & Johnson, monodose e che non necessita una refrigerazione speciale, i siti di vaccinazione di massa hanno cominciato a somministrare dosi 24 ore su 24, anche di notte. Sono sparsi in tutti gli Usa e per allestirli si è ricorso a stadi e centri congressi come il Javits Center, nel cuore di Manhattan.

AD APRILE 2020 quello che ora è uno dei centri vaccinali più grandi degli Usa, il Javits Center, era, invece, il primo Covid hospital della nazione, un ospedale da campo allestito in pochissimi giorni per accogliere e cercare di trattare i casi gravi di Covid19. I furgoni refrigerati parcheggiati fuori il centro congressi, che servivano ad accogliere i corpi dei pazienti deceduti, erano diventati il triste simbolo dei momenti più drammatici della pandemia; ora, nello stesso luogo, c’è una piccola fila di taxi che si avvicendano per portare o prendere le persone che hanno avuto un appuntamento per vaccinarsi.

Tutta l’organizzazione del Javit center non è solo volta alla somministrazione delle dosi di vaccino Pfizer e da ieri anche Johnson & Johnson. È anche una grande e capillare opera di propaganda vaccinale. Sin dal momento in cui si entra in questo spazio enorme dove, fino a due anni fa, si svolgevano fiere e convention come quella del Comic-Con, si è accolti da una voce che ricorda l’importanza del vaccino per sconfiggere la pandemia; a chi si vaccina durante le prime ore del mattino viene regalata una confezione di miele prodotto dagli alveari che il Javits Center ha sul terrazzo.

A GESTIRE CENTINAIA DI PERSONE che si vaccinano contemporaneamente in capannoni industriali, è l’esercito. I militari, disarmati, più gentili del mondo si assicurano che ad ogni angolo ci siano casse di bottigliette d’acqua e gel disinfettante, mentre dirigono un traffico che ricorda i controlli doganali negli aeroporti, con file a serpentina per passare i tre stadi del processo: accettazione, registrazione e il vaccino vero e proprio. Quasi quotidianamente queste operazioni sono accompagnate da concerti di musica classica in collaborazione con Music & Medicine, un programma di sensibilizzazione fondato nel 2020 dalla musicista newyorkese Victoria Paterson per aiutare durante la pandemia ospedali, case di riposo e ora centri vaccinali.

LA SENSAZIONE COMPLESSIVA al Javits Center é che la priorità sia vaccinare quanta più gente possibile e attirarne altrettanta; nessuno controlla le credenziali che attestano la veridicità di quanto dichiarato online riguardo l’appartenenza alle categorie anagrafiche, sanitarie e lavorative che hanno accesso al vaccino.

Una volta attestato che chi si presenta risponde ai dati anagrafici introdotti durante la compilazione online, i controlli sono terminati, la burocrazia scompare, lo sforzo è quello di far sì che tutto il processo si svolga nel migliore dei modi possibili, e che venga raccontato.
Alle coppie infatti viene data l’opportunità di vaccinarsi insieme in postazioni a due posti, la parola «felicità» viene ripetuta in continuazione: «Questo è un luogo felice», dice un militare accogliendo chi è arrivato a pochi passi dalle postazioni del vaccino, l’ultimo dei tre stadi; »Oggi è una giornata in cui puoi essere felice» dice la persona addetta alla registrazione e all’assegnazione del secondo appuntamento.

QUANDO LA SERPENTINA entra nell’ultima curva, dei cartelli digitali luminosi avvisano di essere a un passo dal vaccino, e una volta vaccinati, prima di entrare nella zona di osservazione, un ennesimo militare consegna un adesivo con scritto «Mi sono vaccinato per il Covid-19», che ricorda quello «Ho votato» distribuito ai seggi elettorali.

 

 

Per avere quanti più testimonial possibili in questa vasta campagna di propaganda e sensibilizzazione, verso l’uscita sono state allestite ben due postazioni da foto ricordo, per le immagini che finiranno dritte negli account social. Una è allestita come quelle di ogni grande evento che si rispetti, con un fondale fotografico davanti al quale poter posare con alle spalle la scritta «Vaccinate New York», vaccinare New York, volendo con la collaborazione dei militari che si offrono per scattare le foto.

 

Poco più in là c’è un «Official selfie corner», l’angolo ufficiale per l’autoscatto, con il logo del braccio col cerotto sul bicipite sullo sfondo, sormontato dall’hashtag #teamvaccine.

Tutte queste foto sono la più esaustiva delle campagne vaccinali, e tutti gli elementi concorrono per rendere l’operazione il più piacevole e simbolica possibile. «Qua si fa moto, non solo il vaccino – dice un militare a metà del lungo percorso della serpentina – Ditelo ai vostri amici».

LA CITTÀ CHE ERA SIMBOLO di paura, disperazione e morte poco meno di un anno fa, sta cercando di capovolgere tutto in uno sforzo che vuole essere epocale.

Il sindaco De Blasio un anno fa, in una conferenza stampa tenuta proprio al Javits Center, sembrava invecchiato di 10 anni in pochi giorni mentre con la voce spezzata diceva letteralmente: «Vi prego aiutatemi, abbiamo bisogno di voi, aiutateci». Nello stesso luogo ieri ha annunciato l’arrivo del vaccino di Johnson & Johnson, e ha informato che sarà quello che farà lui, quando potrà avervi accesso. Un modo anche questo per abbattere i pregiudizi e le diffidenze verso il vaccino J&J, percepito come quello meno efficace.

In termini di propaganda positiva in questo caso i newyorchesi si sono superati, creando fino nei dettagli un’operazione che non termina con non termina con l’inoculazione del vaccino, come si vede dall’account Twitter del @javitscenter o seguendo l’hashtag #vaccinateneyork, e i centri di vaccinazione di massa aperti di notte, come dice un’infermiera del Javits Center, «sono il simbolo della città che non dorme mai»