«Chi si aspettava una grande riforma fiscale è destinato a rimanere deluso. Nessun riequilibrio fiscale. Si approfondisce un impianto fiscale regressivo, mentre permane per le imprese quella vergognosa flat tax di fatto (24 percento) e per i redditi di capitale – sostiene il sindacato Usb – Una semplice operazione di maquillage nel solco di quelle riforme che gli anni 80 in poi hanno mandato in soffitta il principio di progressività dell’imposta passato dai 32 scaglioni di reddito del 1974 ai cinque ridotti a quattro con quest’ultimo intervento». La maggioranza «destina 7 miliardi al taglio dell’Irpef e 1 miliardo per il taglio dell’Irap: misere risorse».

Le 5 aliquote attualmente previste, rileva Usb, «vengono ridotte a 4 e così rimodulate: per il primo scaglione di reddito (fino a 15.000 euro) permane l’aliquota del 23%; per il secondo scaglione dai 15.000 euro ai 28000 euro l’aliquota scende dal 27% al 25%; per il terzo scaglione dai 28.000 ai 50.000 euro l’aliquota si attesterà al 35%;per tutti i redditi sopra i 50.000 euro si applicherà l’aliquota del 43%; scompare l’aliquota del 41% che tassava l’eccedenza degli imponibili tra i 55.000 euro e i 75.000»

Il nuovo impianto delle aliquote, sottolinea Usb, «dovrà poi coordinarsi col nuovo sistema delle detrazioni le quali pesano tanto sulla fiscalità ma delle quali si sa pochissimo se non che il nuovo sistema riassorbirà, eliminandolo, il bonus Renzi cioè gli 80 euro divenuti poi 100. Alcuni conti circolati in queste ore già evidenziano che il vantaggio sarà chiaramente nullo per il primo scaglione, ammonterà a pochi euro di riduzione fiscale per chi guadagna poco oltre i 15.000 euro, circa 260 euro l’anno per chi guadagna sui 28.000 euro, fino a circa 1070 euro per chi guadagna sui 55.000 euro e circa 670 euro per coloro che superano i 75.000 euro. La fotografia è chiarissima: si avvantaggia il segmento medio alto, le fasce di reddito che avrebbero più bisogno di un effetto redistributivo vengono completamente ignorate e soprattutto si assesta un ulteriore colpo alla progressività verso l’alto poiché si equipara un reddito di 50.000 euro a quelli milionari magari percepiti da un top manager».

«Si conferma la principale causa di iniquità sociale del nostro sistema fiscale: l’elevata aliquota media pagata dai redditi medio bassi e la scarsa distanza tra questa e quella pagata da chi percepisce redditi elevatissimi. Ciliegina sulla torta la riduzione dell’Irap per autonomi e ditte individuali (ma Bonomi è subito intervenuto a nome degli industriali per battere cassa) che come è noto finanzia il sistema sanitario nazionale al quale la legge di bilancio non ha destinato nemmeno un euro».