Nella seduta del 1° febbraio scorso, il Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia ha approvato all’unanimità la mozione presentata dal nostro gruppo consiliare di minoranza intitolata: “Fermare l’attacco ai servizi pubblici locali contenuto nel DDL concorrenza 2021”.
Il fatto è di per sé non molto usuale, visto che noi stiamo all’opposizione della Giunta Fedriga e che di solito le proposte che arrivano dai nostri banchi non sono accolte proprio benissimo dalla maggioranza a traino Lega-Patrioti.

Invece in questa occasione, non solo la mozione è stata votata all’unanimità, ma tutti i consiglieri presenti hanno aggiunto la firma al testo proposto. Risultato eccezionale su un tema di fondamentale importanza, dal momento che il Ddl Concorrenza può essere considerato un estratto di filosofia liberista, per alcuni aspetti un capovolgimento dei principi costituzionali.

In questi giorni ho riflettuto sulle ragioni di quanto accaduto in consiglio regionale e credo che queste si trovino ancora oggi nel radicamento popolare delle idee che hanno alimentato lo straordinario risultato del referendum del giugno 2011. Ci sono ancora braci sotto la cenere.
Ho avuto la fortuna di vivere in prima persona, assieme a tanti altri, quella stagione, che per me ha rappresentato e rappresenta ancora molto.

Dalla fondazione del Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’acqua, nel 2000, e poi nel 2006 del Forum italiano dei movimenti dell’acqua, abbiamo partecipato a centinaia di incontri fatti in Italia e nel mondo per promuovere la battaglia per il riconoscimento del diritto umano all’acqua e contro la privatizzazione del servizio idrico. Incontri e mobilitazioni che hanno avuto la capacità di parlare alla gente più diversa, dalla più umile alla più colta, di mettere in relazione le energie migliori della società, di superare confini culturali, ideologici, sociali ed economici, di porre il tema dei beni comuni dentro il dibattito politico e istituzionale a tutti i livelli.

È entrata nel senso comune l’idea che i paradigmi della mercificazione e del profitto ad ogni costo non possono essere applicati ovunque, e in particolare non possono essere applicati al tema della gestione di un bene comune come l’acqua. Un’idea che ha trovato spazio anche dentro alcuni perimetri istituzionali di questo strano paese, persino là dove governano compagini che non hanno molta dimestichezza, per usare un eufemismo, con i temi dei beni comuni, della giustizia sociale e della sostenibilità ambientale.

Di certo, proprio come vent’anni fa all’inizio della campagna sull’acqua, la resistenza di fronte agli avidi appetiti degli speculatori, dalle multinazionali ai fondi di investimento internazionali, e dei loro servitori che siedono nelle stanze del potere, non può che partire dai margini e dalle periferie istituzionali.
Furono in molti casi i comuni e gli enti locali i primi a mobilitarsi dentro le istituzioni per difendere e migliorare la gestione pubblica dell’acqua.

Furono i consiglieri comunali e alcuni sindaci quelli che si confrontarono per primi con le loro comunità, nei territori, rivendicando il ruolo della buona politica nella gestione dei servizi pubblici locali, contro ogni accentramento economico e amministrativo.
Oggi siamo di fronte a un nuovo attacco, che espropria gli enti locali proprio di questo ruolo, come se quella pagina della nostra storia recente fosse di colpo stata cancellata.

Oggi di nuovo ritornano gli slogan più o meno beceri di chi vuol portare l’ennesimo assalto a quanto ancora è rimasto fuori dalle dinamiche del “supermercato globale” auspicato dai Chicago Boys.
È necessario quindi che chi nei territori, nei consigli comunali e regionali, dentro ai mondi della cultura e del lavoro, ha a cuore i destini della nostra terra e di chi la abiterà dopo di noi, rialzi la testa e dica con forza che ci sono dei confini che non possono essere superati.

Che la Vita non può essere mercificata. Dall’acqua, ancora una volta, può partire un movimento di idee e di persone che riprenda il faticoso e accidentato sentiero verso un altro mondo possibile.

* Consigliere Regionale del Friuli-Venezia Giulia
Patto per l’Autonomia