Ogni giorno nel canale di Sicilia perdono la vita in media almeno 5 persone. Sono150 al mese. La conta delle vittime di Fortress Europe è arrivata a quota 6.200 dal 1994. Solo nel 2011, l’anno peggiore, i migranti scomparsi sono stati 1.800 (tra morti e dispersi). Per non parlare di tutti quei morti che non si è neppure riusciti a contare. Sono dati noti che registrano uno stillicidio quotidiano che avviene troppo nell’indifferenza generale.

Ormai solo una catastrofe come quelle di ieri forse riesce a bucare almeno per un giorno un muro di indifferenza che si è costruito col passare del tempo. Sono passati 17 anni dalla tragica notte di natale del 1996 quando 300 migranti morirono nel naufragio della Yohan al largo di Porto Palo (Sicilia). Da allora il susseguirsi di morti e dispersi ha anestetizzato le coscienze e distolto l’attenzione dei media. Solo tre giorni fa 13 migranti sono annegati a pochi metri dalla costa di Scicli, ma la notizia è passata quasi inosservata nell’Italia alla prese con le convulsioni del governo Letta. E chi ricorda più i 50 corpi ritrovati nel giugno del 2003 al largo della Tunisia? I cento dispersi del marzo 2009 o anche solo le decine di naufraghi aggrappati alla gabbie per l’allevamento dei tonni recuperati lo scorso giugno?

Fare l’elenco delle stragi nel mare (ma i migranti muoiono anche sui camion) adesso è troppo facile. L’immigrazione nel corso degli anni è diventata un terreno di battaglia politica alla ricerca del consenso facile sulla pelle di uomini, donne e bambini disperati. Da una parte le destre e la Lega, dall’altro il centrosinistra troppo spesso sulla difensiva se non addirittura impegnato a farsi vedere inflessibile proprio nell’azione di contrasto alla cosiddetta immigrazione clandestina.