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Una radicalità inaggirabile

Una radicalità inaggirabileCarla Lonzi

Carla Lonzi L’ordinamento e l’inventariazione dell'archivio della studiosa femminista presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma ha preso avvio nel gennaio 2018 per volontà della direttrice Cristiana Collu e del figlio di Carla Lonzi, Battista Lena

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 22 settembre 2018

È la prima volta, dopo la scomparsa di Carla Lonzi nel 1982, che si tenta l’operazione complessa di raccogliere, ordinare, custodire e mettere a disposizione degli studi l’eredità documentaria della critica d’arte e filosofa femminista, tra le iniziatrici italiane della politica e del pensiero della differenza sessuale.

Carla Lonzi è studiata in tutto il mondo e riconosciuta come «avanguardia filosofica italiana del XX secolo». Così scrive Franco Restaino in un saggio di importanza cruciale: Il femminismo, avanguardia filosofica di fine secolo. Carla Lonzi (in Aa. Vv., Le avanguardie filosofiche in Italia nel XX secolo, Franco Angeli, 2002).

La formazione dell’Archivio Carla Lonzi è salutata ora come un evento atteso e indispensabile per tentare di rendere meno impervia, occasionale o frammentata la ricerca intorno a una figura che, per la sua decisiva importanza e la sua coraggiosa eccentricità, suscita perennemente grande ammirazione e fascino, anche tra parecchie giovani donne che scoprono in lei la radicalità e la stretta unione tra vita e pensiero che i femminismi mainstream contemporanei non sanno più praticare.

L’ordinamento e l’inventariazione dell’Archivio Carla Lonzi presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma ha preso avvio nel gennaio 2018 per volontà della direttrice Cristiana Collu e del figlio di Carla Lonzi, Battista Lena, il «Tito» di Taci, anzi parla.

Battista Lena aveva ricevuto molti documenti della madre dalla zia Marta Lonzi, che alla morte di Carla si era prodigata nel promuovere la figura della sorella, anche attraverso le iniziative della casa editrice Rivolta femminile, ancora oggi in attività.

La documentazione relativa a Carla Lonzi parte, cronologicamente, dalle testimonianze riguardanti il primo periodo di vita, per poi proseguire, in maniera quantitativamente difforme, fino alla fine della vita e comprende lettere, appunti di studio, riflessioni, libri, trascrizioni di riunioni di autocoscienza con le compagne, fotografie, diari, e molto altro.

In questo periodo si sta svolgendo la prima parte del lavoro archivistico poiché il fondo costituito a tutt’oggi è in ampliamento.

Battista Lena stesso ha consegnato alla GAN una seconda tranche del fondo di sua proprietà e ha prospettato una terza raccolta che consegnerà fra non molto.

I documenti sono stati accuratamente analizzati, suddividendoli per raggruppamenti logici e inserendoli congruamente in fascicoli Nel mese di luglio si è iniziato a schedare il materiale documentario fino alla descrizione del fondo in unità o sottounità archivistiche.

Marcella Campagnano, Ruoli. L’invenzione del femminile, 1974-1980

Nel frattempo si è avviata una fortunata collaborazione con le compagne di Rivolta Femminile che, a loro volta, consegneranno il materiale documentario di Carla Lonzi

da loro custodito finora.

Anche se la raccolta di materiale disperso continuerà finché sarà necessario provare a completare l’Archivio, è prevedibile nei primi mesi del 2019 l’apertura della consultazione del fondo, la cui esistenza viene celebrata alla Galleria Nazionale durante il festival «Il femminismo è la mia festa».

[do action=”quote” autore=”Carla Lonzi”]«Il femminismo è la mia festa»[/do]

Questa frase di Carla Lonzi conferma la vitalità inesaurita del suo pensiero e della sua presenza, ancora molto preziosa quando si cercano parole esatte e non consumate per dire la differenza della vita delle donne, in ogni tempo della storia. Ma c’è di più.

Ha mostrato la forza di una donna che sa andare via. Sa andare via da dove non si può stare, da dove non è dignitoso stare, da dove non è pensabile stare se si vuole mantenere una radicalità femminile. Lei, infatti, è andata via dal mondo della cultura di genealogia maschile, dalla coppia ruolizzata in stereotipi, dall’università, dalla ribalta della critica d’arte.

Oggi molte cose sono cambiate dagli anni ’70, ma restano luoghi e sono nati luoghi e contesti da cui una donna vorrebbe e dovrebbe andare via.

Quali sono oggi questi luoghi e contesti? Occorre domandarselo. E soprattutto: chi di noi lo sa fare, chi lo può fare?

Dobbiamo tenerci cara la guida di Carla Lonzi, così come dobbiamo tenerci care le figure che andiamo a cercare alle nostre spalle quando abbiamo bisogno di ricordare gesti che non sappiamo più fare con una tale forza.

E invece questi gesti vanni rifatti, e rifatti personalmente, ogni volta che un uomo, una donna viene al mondo si mette su di una certa strada, una via stretta, quella della capacità di stare nel vuoto, saper stare in una situazione di spogliazione di ogni certezza, compresa, lei diceva, da tutto ciò che il femminismo è stato e ha fatto.

La formula buona oggi, a questo proposito, potrebbe essere «Abbiamo fatto il femminismo, disfiamo il femminismo per rifarlo».

Si potrebbe così coniugare il tempo presente, un momento di grandezza e di pienezza di saperi, con l’inquietudine successive del «cosa me ne faccio di tanta grandezza?», di tanto pieno.

Per poter essere all’altezza, bisogna in un certo senso abbandonarlo, per poi ritrovarlo. Un movimento sempre necessario per trasfomare sé e le relazioni che abbiamo vicino.

Annarosa Buttarelli è la responsabile dell’Archivio Carla Lonzi

1980, UNA LETTERA INEDITA DI CARLA LONZI A ROSSANA ROSSANDA

«Women out of joint», tre giorni creativi

«Women Out of Joint. Il femminismo è la mia festa» è l’iniziativa alla Galleria nazionale d’arte moderna e Contemporanea di Roma (28-29-30 settembre).

Come diceva Simone De Beauvoir, donne lo si diventa. Cosa significa diventare donna, oggi, quando la parola pubblica delle donne da mesi risuona ovunque nel globo a denunciare anzitutto molestie, violenza, femminicidi? È una poetica ed è un’arte singolare che non ha cardini, né regole prefissate. Dall’arte all’architettura, dalla letteratura alla teoria politica, dalla moda all’attivismo, molti e diversi tra loro sono gli stili e le strade per uscire dai cardini dei rapporti di genere consolidati.

Attraverso incontri, laboratori, performance, proiezioni, letture, «Women Out of Joint» è l’occasione per presentare quella variegata poetica della vita – spesso della ricerca di una buona vita – nella quale le donne da sempre eccellono.

Il confronto tra le pratiche delle artiste, delle storiche dell’arte, delle performer, delle militanti, delle teoriche, delle designer o delle attrici diventa allora il luogo per indicare le numerose strade intraprese negli ultimi anni dai femminismi, da quando la teorica e militante femminista italiana Carla Lonzi, all’inizio del decennio Settanta, lo ha definito «la mia festa».

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