Avvocato Alessandro Gamberini lei è uno dei legali che assistono Carola Rackete. Sapeva della sua intenzione di entrare in porto?
Né io né Leonardo Marino, l’altro penalista che segue la Sea Watch, eravamo stati avvertiti di questa manovra che immaginiamo la comandante abbia preso perché la situazione a bordo, e quella che si veniva prospettando, non lasciavano sperare in una conclusione rapida della vicenda. Carola era stata convocata dal pubblico ministero di Agrigento per questa mattina (ieri mattina, ndr) con l’invito a scendere dalla nave. Avevamo fatto notare al pm che lei non poteva, come comandante, lasciare la nave in un momento in cui a bordo la situazione era così delicata e complessa. C’erano turni anche di notte per controllare che tra i migranti non ci fossero gesti di autolesionismo. La sua è stata una scelta improvvisa. Nell’ultimo colloquio con l’avvocato Marino e con la portavoce della ong Giorgia Linardi, avvenuto alle dieci di sera, non c’era nulla che lasciasse presagire quanto poi è avvenuto.

L’impressione è che ancora un volta la procura di Agrigento si stesse preparando a sbloccare la situazione.
Era la nostra speranza e pur non potendo garantire nulla a Carola credo che le sia stato rappresentato il fatto che le cose si stavano muovendo in questo senso. Quello che deve aver mosso la sua decisione è l’idea che la situazione non si sarebbe sbloccata, e il fatto che si invitasse lei a scendere dalla nave ne era la prova.

Alla comandante adesso vengono contestate accuse gravissime.
Le viene contestata la resistenza a pubblico ufficiale e poi un’accusa molto grave che sarebbe il tentativo di naufragio doloso. Un’accusa quest’ultima che, alla luce degli elementi testimoniali e di ripresa video sull’avvicinamento della nave, penso che non avrà gambe sulle quali camminare. Perché si possa contestare il naufragio doloso occorre infatti che ci sia una manovra volutamente, univocamente e intenzionalmente indirizzata a farti naufragare. In questo caso siamo in una condotta che fa parte della resistenza a pubblico ufficiale: la violenza nei confronti degli agenti poteva realizzarsi in vari modi, uno dei quali è costringere questa motovedetta della Finanza a spostarsi rispetto al molo dove la Sea Watch 3 stava attraccando.

Secondo fonti della Finanza però i militari avrebbero rischiato di essere schiacciati dalla nave.
Sì ho sentito. Dicono di essersi sfilati grazie all’abilità del loro equipaggio. Ma se si ascoltano i testimoni, questi non hanno mai avuto la sensazione che la barca sarebbe stata schiacciata. Hanno avuto invece la sensazione che ci fosse una manovra di avvicinamento da parte della nave e che questa motovedetta che faceva avanti e indietro ha avuto poi la possibilità di andare via. Stiamo parlando di una manovra spregiudicata e pericolosa ma che, forse per l’abilità di chi guidava la Sea Watch, non ha prodotto guai né poteva a nostro avviso produrli. E comunque non era questa l’intenzione di Carola.