Ne abbiamo viste tante in questi anni in tema di migrazioni. Ma che una procura accusi la nave di una organizzazione non governativa di aver disobbedito alla guardia costiera libica lascia a bocca aperta. O meglio: lascerebbe a bocca aperta, se non si sapesse che la singolare iniziativa è stata presa dal dr. Carmelo Zuccaro, procuratore capo di Catania, che da più di un anno ha messo nel mirino le Ong che salvano i migranti nel Mediterraneo tra Libia e Sicilia. Un uomo che un anno fa dichiarò di non avere prove, ma di «sapere« che c’era qualcosa di molto sospetto nell’attività umanitaria delle Ong.

Dopo un anno, le prove non sono saltate fuori, ma l’implacabile dr. Zuccaro prosegue la sua campagna giudiziaria contro l’umanitarismo.

Ed ecco i nuovi fatti. Il 15 marzo, la nave «Open arms» della Ong spagnola Pro Activa salva dal naufragio più di 200 donne e bambini in acque libiche (così sostiene la guardia costiera di Tripoli, notoriamente una bocca della verità). I libici intimano alla nave di consegnare loro i migranti, minacciando l’uso delle armi, ma il comandante non obbedisce e, dopo aver sbarcato alcuni bambini in gravi condizioni a Malta, porta i naufraghi a Pozzallo. La decisione è doverosa. Numerose testimonianze di Ong e istituzioni internazionali (a partire dall’Onu) hanno denunciato nei mesi scorsi le atroci condizioni dei centri di internamento dei migranti in Libia, dei veri e propri lager finanziati, non dimentichiamolo, dal governo italiano. Consegnare i migranti ai libici avrebbe significato condannarne una parte alla morte e tutti a quasi tutti alla violenza, agli stupri e ogni tipo di vessazione.

Ma sulla scelta umana e di buon senso degli spagnoli si abbatte ora il pugno di Zuccaro, secondo il quale la nave spagnola avrebbe violato la legge e gli «accordi internazionali». Noi non sappiamo quali siano i fini del procuratore, ammesso che ne abbia, né le sue motivazioni. Ma ci chiediamo: gli accordi che Minniti ha stipulato con Serraj – che delegano di fatto alle milizie di Tripoli il respingimento e l’internamento dei migranti, in cambio di denaro, armi di vario tipo e sostegno politico – hanno valore di legge? O non esiste forse una convenzione internazionale che fa obbligo ai comandanti delle navi di soccorso di portare i naufraghi nel «più vicino porto sicuro»? Le risposte sono scontate. Le accuse di Zuccaro sono gravi ma nebulose, generiche e in fondo inconsistenti.

Non dubitiamo che saranno fatte cadere e che comunque non daranno luogo a condanne, come è sempre accaduto in casi simili. Ma hanno l’effetto di scoraggiare ulteriormente il salvataggio dei naufraghi. Con gli esisti letali che è facile immaginare. Mentre la procura di Catania agisce nelle retrovie, il ministro Minniti è in prima linea, in Niger, non sappiamo a fare che cosa: se a convincere il riluttante governo nigerino ad accettare la presenza dei nostri soldati, se a finanziare le forze armate nigerine, o se a tessere le fila della nostra lungimirante politica estera (a proposito, che fine ha fatto Angelino Alfano che, se non ricordiamo male, ha la carica di Ministro degli affari esteri?). In ogni caso, le iniziative di Minniti l’Africano non aumenteranno di un centesimo il Pil pro capite del Niger, che supera di poco i 400 dollari annui.

E così la tenaglia di repressione e povertà si chiude, favorita dall’esito delle elezioni italiane, che hanno premiato con il 65% dei voti le forze politiche ostili ai migranti (una cifra che supera l’80%, se consideriamo anche il partito del ministro di Minniti, lo sceriffo dei due continenti). Fiat lex et pereat iustitia, «si applichi la legge e al diavolo la giustizia» proponiamo ora come motto da incidere sulla facciata della procura di Catania.