Nella giornata internazionale per i diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, l’approvazione della legge sull’immigrazione al Senato in via definitiva, nonostante limiti e contraddizioni, è una buona notizia per l’Italia e la sua democrazia.

La gazzarra delle destre xenofobe nel dibattito al Senato è chiaramente motivata dalla necessità di guadagnare visibilità in un momento in cui l’immigrazione, cavallo di battaglia della loro propaganda razzista, non è certamente più, in tempo di pandemia e crisi economica, la prima preoccupazione degli italiani.

Il Rapporto di Carta di Roma, “Notizie di Transito”, spiega bene le ragioni dei ripetuti comportamenti inaccettabili per una sede istituzionale, come quelli ai quali abbiamo assistito ieri.
L’emergenza sanitaria, la paura del virus che mette a rischio la vita delle persone, ha spazzato via quelle alimentate da una rappresentazione mediatica che ha fatto la fortuna di alcuni partiti e dei loro leader.
La modifica dei decreti sicurezza ridurrà concretamente lo spazio per le argomentazioni razziste: da una parte meno irregolari e un’accoglienza gestita in modo dignitoso e più razionale porteranno una diminuzione del disagio sociale; dall’altra si eviterà di aprire ogni giorno uno scontro con l’Unione europea per la ridistribuzione di chi arriva sulle nostre coste, mettendo fine al sequestro dei naufraghi cui abbiamo assistito in questi ultimi anni, sempre per ragioni di propaganda.

La nuova legge per la prima volta dopo decenni si occupa di immigrazione per risolvere questioni concrete, allargando un po’ la sfera dei diritti. Ricordiamo che fu l’ultimo governo di centrosinistra prima dell’era Conte a introdurre misure discriminatorie sull’accesso al sistema giudiziario, negando la possibilità d’appello e l’obbligo del dibattimento davanti al giudice ordinario soltanto per una categoria ben definita di persone, i richiedenti asilo.

La riforma appena approvata introduce inoltre alcune modifiche significative, comprese quelle concernenti alcune norme introdotte dai decreti Salvini, che non sono cancellati ma certamente fortemente ridimensionati.

Importante, per esempio, la possibilità di convertire alcuni permessi temporanei in permessi di lavoro, come quelli per cure mediche; l’introduzione di una nuova forma di protezione ausiliaria, quale quella relativo alla non espellibilità con il rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale – con questa modifica l’Italia nei prossimi mesi dovrebbe tornare ad avere un numero di esiti positivi delle domande d’asilo vicino alla media europea;

il ripristino dell’accoglienza pubblica dei Comuni (ex Sprar ora Sai – Sistema d’Accoglienza e Integrazione) per i richiedenti asilo e quindi la cancellazione di una ingiustificata disparità tra loro e i titolari di una forma di protezione.

Altre questioni avrebbero meritato di essere affrontate con maggiore coraggio e discontinuità, a partire dal rapporto con la Libia e il ruolo assegnato alla sua c.d. guardia costiera, che esegue respingimenti per conto dell’Italia e dell’UE.

Ma speriamo che questo sia solo il primo passo e che presto la maggioranza affronti alcune delle altre questioni centrali sia sul piano culturale e politico, che su quello concreto, determinante per la vita di milioni di persone in carne e ossa.

Sicuramente è urgente una riforma della legge sulla cittadinanza, a partire dalla proposta della campagna L’Italia sono anch’io, che va finalmente discussa in Parlamento per dare risposta ai tanti giovani d’origine straniera, nati e/o cresciuti nel nostro Paese, che si sentono italiani ma tali non sono per legge. In secondo luogo, è necessario introdurre al più presto vie legali d’accesso per ricerca di lavoro, come previsto fra l’altro nelle proposte della campagna Ero Straniero – L’umanità che fa bene.

Se le forze democratiche e di sinistra, dopo questo parziale ma importante risultato, capiranno che si può ribaltare l’egemonia che le destre si sono conquistate in questi anni proprio a partire dalla criminalizzazione degli stranieri, investendo su diritti e uguaglianza, forse l’alternativa che serve al nostro Paese e all’UE comincerà ad essere praticabile.