Andai a conoscere Valentino quando era ancora direttore del manifesto, per parlare con lui di alcuni problemi di Africa, di questioni sociali e della pace.

Ne era molto interessato e incuriosito che persone del mondo cattolico si confrontassero con lui su questi temi.

Ci unì subito una certa simpatia, di cui Valentino era capace, accattivante, anticonformista, libero da stereotipi acquisiti, benevolo, colto ma non da salotto.

Ci incontrammo in tante occasioni, purtroppo spesso di celebrazioni di esequie con le domande che agitano il cuore quando ci confrontiamo con il limite della vita, con la sua fragilità e quel mistero dell’oltre, dell’assenza.

La sua nascita a Tripoli mi aveva ovviamente incuriosito per queste radici in un mondo che poteva apparire lontanissimo, in un Mediterraneo che era destinato da alcuni a diventare la nuova cortina di ferro, e in realtà era quello della sua formazione in una realtà che, nonostante il limite evidente del colonialismo, permetteva la convivenza tra mondi e culture altrimenti distanti.

Il legame divenne più personale per la presenza della mamma e del fratello nel rione. Con molta delicatezza venne a cercarmi un giorno per chiedere di andare a trovare sua mamma che era peggiorata.

Parlammo a lungo di lei, della vecchiaia, dei suoi interessi di donna siciliana ma anche con tanti interessi, con antichi e profondi valori. Mi colpì l’attenzione e la sensibilità con cui sapeva descriverla, senza sentimentalismi ma con intelligenza e comprensione profonda.

Era preoccupato per lei, la interpretava nel suo desiderio di avere una presenza spirituale, personale e vicina. Di fronte alla sofferenza manifestava rispetto forte ma anche così delicato, quasi vulnerabile eppure coerente con le sue convinzioni, sempre con tanta umanità, quella che lo ha contraddistinto.

L’uomo, la persona, che ha saputo descrivere, cercare, incontrare, proporre.

Il suo ricordo? «Vieni, andiamo a prendere qualcosa e con calma mi spieghi». Era il suo interesse verso l’umano, di parte e sopra le parti, sempre con intelligente e aperto dialogo.

Grazie Valentino.

* L’autore è arcivescovo di Bologna