Un minuto di silenzio all’Eliseo per le 123 donne che nel 2016 sono state «picchiate, violentate, uccise» dal loro compagno o ex compagno in Francia. Lo ha chiesto Emmanuel Macron alle circa duecento persone responsabili istituzionali o di associazioni e ai componenti del governo (il premier e i ministri della giustizia, educazione, sanità ed eguaglianza) venuti ad ascoltare il lungo discorso, ieri mattina, con il quale il presidente ha dichiarato l’eguaglianza uomo-donna «grande causa nazionale» contro una «vergogna nazionale».

Il progetto, fatto di nuove leggi e di programmi specifici, è articolato su tre assi, che riguardano sia la repressione che «la battaglia culturale» per cambiare radicalmente le mentalità di una società «tutta malata di sessismo».

Al primo punto l’educazione.

Con operazioni di sensibilizzazione nelle scuole di ogni ordine e grado, interventi su Internet per combattere la diffusione della pornografia, che tra i minorenni sta diventando una vera e propria piaga, invito ai pubblicitari, agli industriali e ai media a rinunciare allo sfruttamento di riferimenti sessisti.

Al secondo punto il miglioramento dell’assistenza alle vittime, con la possibilità di denunciare via Internet e di rivolgersi ad apposite unità medico-giudiziarie; si prevede che di sera gli autobus dovranno fermarsi su richiesta delle donne o di persone che si ritengono vulnerabili anche al di fuori delle fermate ufficiali.

Al terzo punto si prevede una più dura repressione degli atti sessisti e di violenza, con multe immediate per le molestie in strada, allungamento dai 20 attuali a 30 anni dei tempi di prescrizione per i reati sessuali commessi su minorenni (che potranno così denunciare fino ai 48 anni), fissazione di un’età sotto la quale non puo’ esserci consenso sessuale (oggi non esiste e per questo di recente ci sono state due sentenze che hanno sollevato indignazione: assoluzione per due uomini che avevano avuto rapporti sessuali con due undicenni, considerate «consenzienti» – Macron «a titolo personale» pensa a mettere il limite a 15 anni, ma saranno i deputati a decidere). Una legge di lotta contro le violenze sessuali è prevista entro i primi sei mesi del 2018.

Questo catalogo di buone intenzioni è stato subito criticato dai movimenti femministi perché manca un tassello: il finanziamento.

«Come si fa a dichiarare una grande causa nazionale senza budget?» si è chiesta Caroline De Haas, fondatrice di Osez le feminisme. La sottosegretaria all’eguaglianza, Marlène Schiappa, dispone di meno di 30 milioni di euro, «un euro per donna», ha criticato De Haas.

Macron ha promesso che questa cifra non verrà abbassata per nessuna ragione e ha evocato un aumento del 13% dei finanziamenti alle associazioni che si occupano delle violenze contro le donne. Inoltre, 420 milioni sono destinati ogni anno alla lotta per l’eguaglianza, che riguarda tutti i settori (dalla famiglia all’impresa). Caroline De Haas sottolinea che la Spagna ha stanziato «un miliardo in cinque anni» per lottare contro le violenze sessiste, eppure «è un paese in crisi, più povero della Francia e con meno abitanti».

Il programma di Macron comprende interventi educativi nella scuola, per cercare di provocare un cambio di mentalità. Ma Najat Vallaud-Belkacem, ministra dell’educazione con Hollande, aveva dovuto far fronte a critiche feroci a causa del programma «Abcd dell’eguaglianza», accusato dagli oltranzisti della Manif pour tous (ultrà cattolici che hanno lottato contro il matrimonio per tutti) di «imporre» nella scuola «la teoria di genere», peraltro inesistente.

Macron afferma che è tempo che la «vergogna cambi di campo». Ma la Francia si è rivelata estremamente arretrata. Dopo l’irruzione del caso Weinstein, le denunce si sono moltiplicate. Hanno toccato tutte le categorie, tutte le professioni, dai media agli ospedali, alle imprese.

L’hashtag #balancetonporc ha rivelato una situazione grave, ma ha anche suscitato reazioni insultanti.