Sono stati giorni faticosi, di tensione e mediazioni nella maggioranza ma alla fine la quadra sulla giunta è arrivata e cominciano i problemi veri. Il nuovo vicesindaco Luigi Nieri (Sel), già assessore al comune di Roma con Walter Veltroni e alla regione Lazio con Piero Marrazzo, si sta abituando ai suoi nuovi uffici, «guarda che vista – dice mentre spalanca una finestra sui Fori – tanti anni di riunioni in queste stanze e non ci avevo mai fatto caso». 

Roma è una città che sta soffrendo la crisi e anni di malgoverno del centrodestra, quali saranno i primi atti della nuova giunta per dare una segnale alla città e ai cittadini?

Abbiamo trovato un’amministrazione bloccata, che fatica a stare al passo coi bisogni e le necessità della città. Oggi manifestano i movimenti di lotta per la casa, e l’abitare sicuramente è una delle emergenze a cui dare una risposta immediata. Ma assieme all’emergenza a cui dobbiamo dare risposte, alle nuove e vecchie povertà, alla crisi (a Roma chiudono due attività commerciali al giorno), dobbiamo pensare in prospettiva, rilanciare la città, valorizzare le sue ricchezze. Bisogna ripensare Roma e la sua immagine a cominciare dal progetto della pedonalizzazione dei Fori Imperiali, siamo pronti alle critiche e a discutere, a momenti di partecipazione ma siamo pronti ad andare avanti, ripartendo da Cederna e da Benevolo, guardando alla città futura. Non voglio minimizzare le difficoltà, oggi c’è satata la prima riunione all’assessorato al Patrimonio, e fuori dalla porta un cittadino minacciava di suicidarsi per problemi di lavoro. Ma abbiamo vinto perché abbiamo trasmesso un’idea di città, non solo perché Gianni Alemanno aveva malgovernato, e questa idea ora deve diventare realtà.

Nei cinque anni di governo di Alemanno e durante la campagna elettorale in moltissimi, dentro e fuori i partiti, hanno chiesto un centrosinistra in discontinuità con gli anni di Rutelli e Veltroni, in particolare per quello che riguarda i temi urbanistici. Che ne pensa?

Gli anni del centrosinistra di Rutelli e Veltroni vivevano in un’altra fase. In quegli anni Roma cresceva di più rispetto al resto del paese, uno sviluppo su tre assi: terziario avanzato, pubblica amministrazione ed edilizia. Ora viviamo in un’altra era, la città deve tornare a crescere economicamente, dobbiamo puntare su servizi e turismo, un turismo compatibile con la città e in armonia con essa. Ecco, serve un’esperienza nuova in rottura e discontinuità con gli ultimi vent’anni, e la squadra di governo di Marino rappresenta proprio questa volontà.

Marino è appena salito in Campidoglio e già scoppiano le polemiche su decoro e sicurezza.

Su questi temi dovremo segnare una netta discontinuità con gli anni di Alemanno, caratterizzati da provvedimenti gravi come quelli riguardanti i Rom, ma anche da divieti e ordinanze per governare la città. Non è che non esistano conflitti, acuiti anche dalla crisi, ma la politica e il governo della città devono essere in grado di fare un lavoro di mediazione sociale, trovare soluzioni ai conflitti.

Fiscal compact, patto di stabilità, politiche di austerità che ricadono sugli enti locali che rischiano di ridursi a esattori delle tasse. Come pensate di riuscire a spendere per rispondere ai bisogni di Roma e farla tornare a crescere?

In alleanza con gli altri enti locali dobbiamo chiedere provvedimenti su questo al governo. Noi siamo disponibili a fare la nostra parta in particolare tagliando dove sia necessario, a cominciare dalla politica, sgomberando così il campo da pretesti, ma per Roma serve un piano di rilancio keynesiano e per farlo bisogna allentare il Patto di stabilità. Rischiamo altrimenti che la nascita di Roma Capitale sia solo un cambio di nome sulla carta intestata.