Mentre giganteschi incendi divorano ancora gran parte dell’Attica e minacciano di nuovo i sobborghi di Atene, il governo greco ha voluto approfittare della clamorosa disfatta della Nato in Afghanistan per fare esibizione di forza contro i migranti al confine terrestre con la Turchia, lungo il fiume Evros. Ben due ministri, Nikos Panayotopoulos per la Difesa e il problematico Michalis Chrysochoidis per l’Ordine Pubblico hanno visitato le postazioni di frontiera per farsi immortalare dalle telecamere mentre stringono le mani a poliziotti e militari e provano con le loro poderose mani la resistenza della muraglia eretta dal governo nella parte meridionale della frontiera, vicino alla cittadina Feres. Pugni sulle pareti anche sul posto di guardia e sorveglianza di Kastanies, egualmente eretto in fretta e furia dopo il tentativo di attraversare in massa la frontiera da parte di migliaia di migranti nel mese di marzo del 2020. Con la nuova aggiunta, la muraglia di confine ha raggiunto un’estensione di circa 40 chilometri, mentre i punti di attraversamento del fiume (a piedi e senza barche nel periodo estivo) sono tutti controllati da telecamere e sensori. Da luglio è in funzione anche il dirigibile Eagle Owl di Frontex con compiti di sorveglianza dei passaggi di confine.

In una conferenza stampa senza domande da parte dei giornalisti, i due esponenti della destra al governo si sono autocomplimentati per «l’ottima collaborazione tra polizia ed esercito», mentre Chrysochoidis ha balbettato sulla «nuova situazione geopolitica» che si è creata dopo l’Afghanistan, in grado di provocare «possibili nuovi flussi migratori», di fronte ai quali «la Grecia non può rimanere inerte e deve difendere le sue frontiere». Presto, hanno aggiunto i due esponenti del governo, saranno assunte 250 nuove guardie di frontiera, mentre sarà rafforzata la sorveglianza con mezzi elettronici. Nessun accenno agli obblighi del paese derivanti dalle convenzioni internazionali sul diritto d’asilo. «Un doppio passo falso», ha commentato l’ex ministro di Syriza Nikos Toskas: «I due ministri hanno trasformato il problema dei profughi da questione europea in questione bilaterale tra Grecia e Turchia, mentre la sicurezza interna diventa difesa delle frontiere, con il rischio di un escalation».

Il confine dell’Evros è uno dei più militarizzati dei Balcani, con un intero corpo d’armata schierato per affrontare eventuali tentativi d’invasione da parte dei turchi. La preoccupazione di Atene è che Erdogan usi ancora una volta i flussi migratori per destabilizzare i paesi confinanti e l’Unione europea. Per ottenere qualche assicurazione in questo senso il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha avuto venerdì un colloquio telefonico con il presidente turco. I due leader hanno concordato sul fatto che i loro paesi non possono diventare «depositi di stoccaggio di anime umane», ma, secondo le scarse informazioni fornite dalla parte greca, il presidente turco non ha fornito le assicurazioni chieste da Atene, preferendo insistere sul «contenimento dei flussi» da parte dei paesi confinanti con l’Afghanistan.

Secondo l’avvocato Valantis Pantsidis di Orestiada, a pochi chilometri dal confine, generoso difensore dei diritti dei migranti, per il momento le grida allarmistiche dei mezzi d’informazione filogovernativi non trovano riscontro. I flussi migratori sono nella media stagionale, assicura al telefono, e in buona parte riguardano kurdi e oppositori turchi che cercano rifugio nel paese. Altre fonti denunciano la costante oramai pratica dei poliziotti greci di respingere immediatamente, consegnando ai colleghi turchi, i richiedenti asilo, prima ancora che possano presentare richiesta. Secondo le stesse fonti, gli unici migranti che riescono a evitare il respingimento e a farsi portare al “Centro di Accoglienza e di Identificazione” collocato a Fylakio, fuori Orestiada, sono coloro che vengono scoperti nascosti dentro i mezzi di trasporto. E questo perché i poliziotti sono costretti a redigere un verbale per l’azione penale contro il trasportatore, quindi non è possibile ricorrere alla pratica illegale del respingimento istantaneo. Ma si tratterebbe di un numero estremamente ridotto di chi riesce ad attraversare la frontiera.